DUE MADRIGALETTI
I – (Appassionatamente)
Mio nome, avvicìnati.
Stringiti al mio corpo.
Fa’ che nome e corpo non siano,
per me, più due distinti.
Moriamo insieme.
Avvinti.
II – (Sempre con cuore)
Bruciamo la nostra distanza.
Bruciamola, mio nome.
Cessiamo di viverla come
il sasso la sua ignoranza.
Giorgio Caproni (1912 – 1990)
La compagnia del nome che ci è stato dato (imposto, a nostra insaputa) è una compagnia gradevole? Rappresenta ciò che pensiamo di essere? Conduciamo le nostre battaglie esistenziali sotto lo sventolare di questa unica e singolare bandiera? In ogni caso: tutti coloro che si occupano di educazione dovrebbero (come il più delle volte accade) ascoltare la voce dei poeti, in questo caso, di Giorgio Caproni. Bambini, adolescenti e adulti dovrebbero essere “educati” a convivere gioiosamente con il proprio nome. Magari, e tanto per cominciare, con una semplice domanda: “Come stai, come ti senti, con il nome che ti è stato dato? Ti rappresenta?”.
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Il mio nome mi piace, evoca ere lontane…
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E’ bello stare bene in compagnia del proprio nome…Platone lo paragona alla spola che tesse la tela (mi permetto questa citazione perché credo e immagino che la tua preparazione culturale si avvalga di una profonda sensibilità poetica). Ecco allora che il nome tesse la tela del nostro essere nel mondo….
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Mi piace Platone e non posso che trovarmi d’accordo…😉
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