Un ombrello aperto che sostiene un bicchiere di vetro: Vacanze di Hegel è il titolo del quadro di René Magritte.
Scrive Reinhard Brandt: «Il disegno è semplice, come il disegno di un alunno di prima media, e gli oggetti che mostra possono essere immediatamente distinti come un parapioggia e un bicchiere di vetro, raffigurati in modo elementare e banale».
Una banalità solo apparente, come solo apparenti sono le “banalità” che gli adulti a tratti attribuiscono alle domande e al modo di vedere il mondo tipico dei bambini. Per esempio: «Perché le mosche non portano le scarpe?» è una domanda che unicamente un bambino potrebbe fare. È un po’ come il mettere insieme un ombrello e un bicchiere: un’azione che combina creativamente insieme due oggetti noti, rompendone la fissità funzionale (il bicchiere non è fatto per stare in cima ad un ombrello e un ombrello non è fatto per sostenere un bicchiere).
In una lettera a Maurice Rapin del 22 maggio 1958, Magritte scrive:
«Il mio ultimo quadro (Le vacanze di Hegel, NdR) ha avuto inizio con la domanda: come si dipinge un quadro il cui tema è un bicchiere d’acqua? Ho disegnato allora numerosi bicchieri d’acqua. Era sempre presente una linea. Successivamente, questa linea si è allargata ed ha assunto la forma di un ombrello. Poi l’ombrello è stato messo nel bicchiere; infine, aperto e posto sotto il bicchiere d’acqua. Ciò mi sembra rispondere alla domanda iniziale. Il quadro che si è così generato si chiama Vacanze di Hegel. Credo che al filosofo un oggetto come questo, che svolge due funzioni contrapposte, quella di respingere e di captare acqua, sarebbe piaciuto. Lo avrebbe sicuramente divertito, come ci si può divertire, appunto, in vacanza».
Metafora, forse inconsapevole, di come adulti (insegnanti, genitori, volontari) dovrebbero ascoltare i bambini, coltivandone la creativa e sorprendete curiosità.
Bibliografia: Reinhard Brandt, Filosofia nella pittura. Da Giorgione a Magritte, Milano, Bruno Mondadori, 2003
*