JOHNNIE SATRE, STORIA DI UN BAMBINO DISUBBIDIENTE CHE CHIEDE DRAMMATICAMENTE SCUSA

Johnnie, uno di tanti. E tutti dormono sulla collina di Spoon River.

Ascoltiamo la sua storia.

JOHNNIE SATRE

Babbo, non potrai mai sapere

quanta angoscia mi strinse il cuore,

per la mia disubbedienza, quando sentii

la ruota spietata della locomotiva

mordermi nella carne viva della gamba.

Mentre mi portavano dalla vedova Morris

vidi ancora nella valle la scuola

che marinavo per salire di nascosto sui treni.

Pregai di vivere finché potessi chiederti perdono –

e poi le tue lacrime, le tue rotte parole di conforto!

Dal sollievo di quell’ora mi venne felicità infinita.

Tu fosti saggio a far scolpire per me:

«strappato al male a venire».

Edgard Lee Masters, Antologia di Spoon River, Torino, Einaudi, 1947

Fernanda Pivano, nell’introduzione, ci aiuta a cogliere il respiro culturale che definisce e caratterizza tutta l’Antologia: «[…] La scoperta di Edgard Lee Masters non fu quella di un ambiente: della piccola città, del villaggio nordamericano […] Fu la scoperta di un tono. Egli fissò con occhi chiari e spietati l’uomo americano, localizzandolo in provincia, con intento più simbolico che descrittivo […] Non dobbiamo tuttavia dimenticare che l’Antologia di Spoon River è, prima che un documento, un grande libro di poesia […] Un atteggiamento espressivo che consiste nella scoperta della dimensione della memoria. La realtà è vista sotto l’aspetto del ricordo: gli epitaffi non ci descrivono quello che il villaggio è stato, ma quanto del villaggio hanno fantasticato i suoi morti  […] In Spoon River tutti i personaggi parlano di un passato che importa loro non nella sua esplicazione materiale, ma proprio perché è passato: protagonista dell’opera è il tempo […] Attraverso la trasfigurazione che supera il documento, Lee Masters, per così dire, si riconcilia con la vita. Una vita tormentata da istinti repressi, da volgarità mascherate, da vigliaccherie camuffate; in un certo momento è capace di trasfigurarsi in una visione di saggezza evangelica. Così si spiega come nella svariata gamma di personalità che affollano l’Antologia – sapienti e ignoranti, superbi e umili, ubriaconi e asceti, ricconi e pezzenti, libertini e casti, violenti e timidi – tutti, chi per troppa, chi per troppo poca passione, risultano dei falliti. Solo le anime semplici riescono a trionfare nella vita: questo pare essere il messaggio estremo del libro».

Una lettura (quella dell’Antologia di Spoon River) che indica la via da percorrere sulla “collina” che rientra nell’immaginario personale e collettivo, trasfigurando e canonizzando l’occasionale. Un’operazione del resto già compiuta da Franz Kafka.

Le ormai molte pagine del Blog hanno una finalità precisa: caricare il pensiero con la molla dell’intelligente creatività, oltre al tentativo di diffondere la cultura del rispetto, di se stessi e degli altri. In sostanza, siamo nel pieno di un progetto educativo. L’Antologia di Spoon River dovrebbe così fare bella mostra di sé in qualsiasi Biblioteca scolastica. E ciascun Insegnante dovrebbe averne una copia nella propria Valigetta delle Sorprese. E, perché no? anche i volontari che partecipano a un’avventura che, per essere pienamente vissuta, ha nella memoria e nel tempo le proprie linee guida.

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