[…]
Per liberare il secolo in catene,
per dare inizio al mondo nuovo,
bisogna a flauto saldare
i segmenti nodosi dei giorni.
È il secolo che l’onda
di umana angoscia sommuove,
all’aureo ritmo del secolo
nell’erba la vipera respira.
E si gonfieranno ancora le gemme
e zampillerà il verde dei germogli.
Ma è spezzata la tua spina dorsale
mio stupendo, mio povero secolo.
E con un sorriso demente,
come una belva un tempo flessuosa
ti volti indietro, debole e crudele,
a contemplare le tue orme.
[…]
Due mele di sonno ha il secolo sovrano
e splendida bocca d’argilla.
Ma alla torpida mano dell’invecchiante figlio,
mentre muore, s’inchina.
Osip Mandel’štam (1891 – 1938)
Da: Osip Mandel’štam, Poesie 1921 – 1922, Milano, Guanda, 1976
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