David Merville: “Buongiorno monsieur Hulot”

Le crisi è meglio affrontarle con lo spirito di monsieur Hulot. Jaques Tati e i suoi personaggi suggeriscono infatti come colorare spicchi di realtà altrimenti cupi e tristi. Con il pennello di un’ironia tenera e affettuosa.

Più poeti e meno economisti” si sussurra di tanto in tanto e forse non del tutto a torto.

Il volumetto di Merville, con le sue immagini, suggerisce come – per esempio – guardareImmagine il mondo e dare il buongiorno al sole che sorge. Un’azione, quest’ultima, che potrebbe rendere “buona” ognuna delle giornate che vedono ciascuno di noi impegnato a svolgere le proprie attività. Un modo garbato di aprire le tendine sulla vita diurna che ci attende.

Immagine

 

Sempre garbato è lo spirito con cui si discorre, in fondo, dell’ambiguità del linguaggio posturale: i trampolieri si sorprendono nel rilevare come la specie umana adotti un comportamento analogo al loro. Ma le ragioni dello stare in equilibrio su di una sola zampa sono alquanto diverse.

 

ImmagineOppure l’ombra notturna di un timido desiderio: il pensiero che si fa mazzo di fiori, omaggio a una donna immaginata. Sogno e immaginario, quindi, come elementi costitutivi delle motivazioni umane.  E la necessità di cogliere il tempo opportuno, dove l’ordine della notte prevale sull’ordine del giorno. La rugiada della quiete notturna rende rigoglioso il giardino dei pensieri.

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One Reply to “David Merville: “Buongiorno monsieur Hulot””

  1. Essere un po’ più poeti di quanto normalmente non si sia. Poesia, dal greco poieo, “fare, produrre”. Passare quindi dal pensiero all’azione associativa, immaginando – magari – una successione di quadri, di sfondi e di scenari ispirati all’essere nel mondo di Monsieur Hulot. Per esempio: proviamo per un momento a fissare le tre immagini riprodotte, piano piano e una dopo l’altra. 1.Le notizie che ci giungono dal mondo sono – di norma – tutt’altro che piacevoli. Ma la possiamo immaginare, questa nostra Terra, più amica di quanto non ci appaia e non sia? Facendola girare nello spazio del pensiero con un dito leggero, anch’esso prima di tutto amico.2.L’ambiguità del linguaggio: parole e posture che vengono a rivestire significati diversi in ordine ai contesti, alle storie, alle esistenze vissute, ai sogni sognati dagli interlocutori che via via incrociamo. I Volontari incontrano, di necessità, mondi valoriali diversi che devono essere riconosciuti e valorizzati, nell’ottica dello sviluppo di una cultura del rispetto reciproco.3. La vita che facciamo: una donna immaginata alla quale offriamo pensieri fattisi mazzi di fiori. Che si sia uomini o donne, siamo persone meritevoli di affettuoso rispetto. Ma spesso i primi a mancarci di rispetto siamo noi stessi, presi come siamo a compulsare i più diversi apparati, telefonini compresi. Perdendo così la possibilità di sfogliare e leggere le pagine del libro della vita, nostra e altrui.

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