BAMBINI IN GUERRA. GUERRA AI BAMBINI (ESSERE UN BALSAMO PER LE MOLTE FERITE: CONSIGLI OPERATIVI, A CURA DI STEFANIA VACCARINO).

I bambini e la guerra. Le guerre hanno un impatto devastante su chi le vive; in particolare bambini e adolescenti restano maggiormente segnati dalle violenze dei conflitti. Come spiega il dottor Paul Wise, professore di pediatria alla Stanford University: «I bambini sono estremamente vulnerabili all’insicurezza creata dalla guerra. Non parliamo solo di trauma fisico ma anche di quello psicologico, e possono riverberarsi e avere ripercussioni per molto tempo».

Secondo un’indagine condotta da Save the Children sono 5 i fattori che espongono i bambini a traumi dovuti alla guerra:

Assistere e/o essere costretti a partecipare ai conflitti (come nel caso dei bambini costretti a combattere).

Scarso accesso ai servizi di base e di assistenza.

Paura per il futuro.

Esposizione a maltrattamenti e/o abusi.

Interruzione dei servizi umanitari (sospesi magari proprio a causa dell’eccessiva instabilità politica del Paese coinvolto nel conflitto).

I MAGGIORI RISCHI DI TRAUMA PSICOLOGICO

Secondo il progetto “Siria, i bambini e la guerra: le ferite nascoste” condotto nel 2017 dall’ospedale Bambin Gesù di Roma e rivolto ad assistere i bambini siriani fuggiti dalla guerra, è emerso che il 59% degli intervistati conosce bambini e ragazzi reclutati nei gruppi armati, alcuni addirittura sotto i 7 anni. Secondo l’81%, i bambini sono diventati più aggressivi. Il 71% dice che tantissimi soffrono di minzione involontaria, di notte non riescono a dormire per gli incubi. La metà degli intervistati denuncia che i bambini non riescono più a parlare e molti commettono atti di autolesionismo, che sfociano spesso in tentativi di suicidio.

I contesti di guerra espongono i bambini a stress multipli, che attivano il sistema neurobiologico alla produzione di cortisolo. Il cervello ha una vulnerabilità differente nei confronti di questa sostanza a seconda dell’età, dei tempi e dell’intensità dell’esposizione al cortisolo. Gli esiti psicopatologici, a breve termine producono ansia e disturbi sul piano comportamentale. A lungo termine aumentano i rischi di psicosi, depressione, ideazione suicidaria, abuso di sostanze e disturbi antisociali.

STARE ACCANTO A UN BAMBINO CHE HA VISSUTO L’ESPERIENZA TRAUMATICA DELLA GUERRA

Molti bambini e adolescenti riescono a scappare dalla guerra e a raggiungere l’Italia; tantissimi entrano nei nostri servizi educativi e psicoterapeutici ed è vitale sapere come accostarsi a questi piccoli per poterli aiutare al meglio. Su un articolo pubblicato da Save the Children il 22 marzo 2022 sul proprio sito internet vengono dati questi preziosi consigli, qui riportati:

Per prima cosa, occorre osservare. Osserva sempre prima di agire. Ecco come farlo con alcuni consigli:

  • Ritagliati un tempo per cogliere gli aspetti più evidenti sullo stato emotivo e psicologico dei minori, prima ancora di proporre attività strutturate. Dedica un tempo congruo per guardare, osservare e capire chi avete davanti.
  • Il gioco libero: soprattutto nelle prime fasi, può essere di grande aiuto per osservare come stanno i bambini, le bambine e gli adolescenti. Metti a disposizione dei giochi di facile utilizzo, adeguati per le fasce d’età (costruzioni morbide, didó o pasta di sale, colori, fogli, palla morbida, stickers, giochi da tavolo per i più grandi, carte, etc.)
  • Prima di proporre cambiamenti (vestiario, alimenti, etc.) assicurati che ci sia una loro autorizzazione, anche solo con lo sguardo.

In secondo luogo, è vitale comunicare. Come farlo? Alcuni esempi:

  • Nelle prime fasi di conoscenza puoi comunicare con i bambini, le bambine e i ragazzi con semplici gesti, in maniera prevalentemente non verbale: con il corpo, con uno sguardo calmo e rassicurante, con movimenti sempre lenti e mai “scattosi” che vi aiuteranno a mettere la basi per una relazione di fiducia.
  • Cerca di capire e memorizzare fin dai primi momenti i loro nomi (anche se poco usuali) e condividi il tuo. Il nome è un aspetto importante per il riconoscimento e la valorizzazione della propria identità, soprattutto in questo momento di spaesamento.
  • È sempre bene poter disporre di un’adeguata mediazione culturale, un interprete o un traduttore che possa aiutarti a comunicare con i bambini, bambine e adolescenti. Nel caso in cui non fosse possibile, avvaletevi di alcune App o siti che gratuitamente traducono nella loro lingua.
  • Attenzione a non fare troppe domande, in particolare sul loro viaggio, sulla guerra, sulla loro condizione di rifugiati. Saranno loro a decidere se e quando parlare. Chiedere questi aspetti potrebbe riattivare emozioni e ricordi recenti traumatici e negativi.

In terzo luogo: giocare e fare attività semplici.

  • Se il bambino non ha alcun gioco con sé, cerca con delicatezza di scoprire insieme quali preferisce e fai scegliere senza proporre tante alternative. Non è la quantità dei giocattoli che conta! Il gioco è lo strumento che vi permette di entrare in relazione.
  • Cerca di reperire comunque giocattoli e materiale adatto alle diverse fasce d’età, evitando giochi troppo banali per gli adolescenti. Per esempio le carte da gioco per i più grandi sono molto apprezzate!
  • Nei primi momenti prediligi attività in cerchio, di conoscenza con semplici giochi su nomi, ritmo e movimento. Se qualche bambino, bambina o adolescente non vuole partecipare, non insistere; sarà lui/lei ad inserirsi quando vorrà.
  • Prediligi giochi calmi e poco “attivanti”, probabilmente hanno ancora bisogno di recuperare le forze e familiarizzare con il nuovo spazio.
  • I disegni e la manipolazione sono da prediligere nelle prime fasi di accoglienza, ma attenzione alle “facili” interpretazioni dei prodotti in chiave psicologica! Se i bambini disegnano “la guerra” è normale, coerente con il loro vissuto doloroso. Se ti vogliono raccontare il proprio disegno, ascoltali e valorizza il loro prodotto, ma senza aprire riflessioni personali e diagnosi affrettate.

CHE COSA FARE SE I BAMBINI CHIEDONO AIUTO: CONSIGLI OPERATIVI

Se i bambini dovessero chiedere direttamente aiuto, rassicurali e mantieni la calma, ascoltali: possono essere turbati o sconvolti e hanno bisogno di dare senso a ciò che è successo. Chiedi a un esperto di intervenire per rispondere a questa richiesta!

Se hanno visto qualcosa che li ha turbati, devi far sapere loro che non si devono sentire in colpa e che possono sempre parlarne con un adulto di riferimento.

STEFANIA VACCARINO

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