UN’EMERGENZA DIMENTICATA: BAMBINI E BAMBINE SOLDATO. UNA RIFLESSIONE DI STEFANIA VACCARINO, A COMMENTO DI “E SE L’AGNELLO STESSE PER APRIRE IL SETTIMO SIGILLO?”

Dal 2018 ad oggi sono circa 337 milioni i bambini arruolati per diventare soldato e costretti a combattere guerre che non capiscono e che letteralmente li devastano, nel corpo e nella mente. I Paesi in cui è tristemente presente (e dilagante) questo fenomeno sono 18, secondo una stima fatta da Intersos nel 2022: Afghanistan, Colombia, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Sud Sudan, Libia, Filippine, Niger, Myanmar, Nigeria, Pakistan, Mali, Somalia, Yemen, Siria e Iraq. I dati sono riportati da Intersos nell’articolo Bambini e bambine soldato: l’emergenza dimenticata di A. Spena e pubblicato su Vita.it il 12/02/2022 (data della giornata contro il fenomeno dei bambini soldato). 

Chi sono i bambini soldato? I bambini soldato sono minori che vengono letteralmente reclutati da gruppi di guerriglieri nonostante la loro tenera età. Vengono letteralmente sradicati dalla loro famiglia e dal loro villaggio (spesso costretti ad assistere al massacro dei loro cari) e impegnati nelle svariate attività utili alla banda armata: infatti non tutti i minori prendono parte a scontri o a saccheggi (molti vengono impiegati come cuochi, spie, messaggeri, sguatteri).

Le ripercussioni dei conflitti sulla salute mentale dei minori soldato. Secondo un’indagine condotta da Save the Children, i bambini soldato sono vittime di problemi di salute mentale (in alcuni casi anche di grave entità). In particolare è stato riscontrato in svariati minori casi di disturbo post traumatico da stress. In diversi casi i minori si ritrovano anche a dover affrontare un percorso di disintossicazione da sostanze stupefacenti, in quanto costretti ad assumerle per sopportare gli orrori della guerra e/o per stimolare ed esacerbare l’aggressività e lo sprezzo del pericolo.

I maggiori rischi in cui i corrono i bambini soldato. Molti ex bambini soldato assistiti da Save the Children hanno manifestato angoscia e terrore ogni volta che sentivano il rumore di un’esplosione o di un aereo; in alcuni casi si sono riscontrate forti crisi d’ansia quando al minore veniva chiesto di uscire dal centro (ad esempio per andare a scuola). In questo caso la paura di venire aggrediti lungo la via o di incorrere in mine antiuomo genera una fortissima angoscia nei piccoli.

Le bambine, nei Paesi in cui è presente la guerra, hanno maggiori possibilità di restare escluse dal sistema scolastico e, di conseguenza, di non poter migliorare la propria condizione. In Nigeria Boko Haram non solo rende difficile la frequenza scolastica alle bambine, ma in molti casi rapisce le studentesse per costringerle a commettere attacchi suicidi o per renderle schiave sessuali. In Sud Sudan circa il 50% della popolazione femminile dichiara di aver subito violenza; il dato è tristemente emulato dalla vicina Repubblica Democratica del Congo.

I bambini invece corrono il rischio maggiore di venire impiegati per combattere nei conflitti (anche se spesso anche loro sono vittime di abusi e maltrattamenti). I dati sono stati riportati dall’indagine fatta da Save the Children La strada verso la guarigione: supportare la salute mentale nei bambini coinvolti nei conflitti.

I diritti umani dei bambini soldato. Rompere il silenzio e ricordare le vittime innocenti di guerre spesso dimenticate è doveroso, e altrettanto lo è battersi affinché i diritti umani vengano rispettati. Ad oggi Amnesty International ha attive tre petizioni sul tema dei minori soldato: una rivolta al governo del Niger, una rivolta a quello della Nigeria e una rivolta a quello della Repubblica Democratica del Congo, tutte richiedono ai rispettivi governi di impegnarsi affinché venga stroncato il fenomeno definitivamente.

Una riflessione finale. È difficile il reinserimento del bambino soldato nella società in cui ha vissuto: ai traumi causati dagli orrori vissuti si sommano una scarsa scolarizzazione e, spesso, una società che li rifiuta. Vengono visti spesso come mostri a causa dei massacri che hanno commesso, senza rendersi conto che di fronte hanno solo un agnello costretto contro la sua volontà a diventare leone. Dobbiamo vedere il bambino innocente e costretto a crescere prima del tempo, e bisognoso di amore e attenzione per riuscire realmente ad aiutarlo a superare i traumi terribili che lo devastano. Nel precedente articolo si diceva Se l’agnello stesse per rompere il settimo sigillo sarebbe forse giusto avere paura. La riflessione scaturita da tale articolo spinge a porci la domanda in tutta la sua complessità.

Forse una prima risposta è: sicuramente sì, è giusto provare paura (soprattutto ripensando alle parole dell’Apocalisse). Giovanni parla di castighi terribili che si abbatteranno sugli artefici di empietà e violenza. Eppure, io credo che anche nel dramma dei bambini soldato esista una luce, forse debole come la fiamma di una candela, tuttavia presente e capace di infondere speranza: è la luce che solo interventi educativi e psicoterapeutici coraggiosi possono dare, e che possono far fiorire una nuova vita. Per citare un esempio concreto, possiamo pensare a Ishmael Beah, ex bambino soldato del Sierra Leone salvato dall’UNICEF. A oggi Ishmael Beah è membro del Human Rights Watch Children’s Rights Division Advisory Committee e ambasciatore UNICEF, impegnato politicamente a battersi per i diritti dei bambini.

L’esempio di Ishmael Beah ci insegna che ognuno di questi bambini merita adulti in grado di aiutarli a ritornare ad aprirsi alla vita e a sviluppare i propri talenti. Solo credendo nelle potenzialità e nella profonda umanità di ognuno di questi piccoli sarà possibile salvare il mondo quando l’agnello romperà il settimo sigillo. 

STEFANIA VACCARINO

One Reply to “UN’EMERGENZA DIMENTICATA: BAMBINI E BAMBINE SOLDATO. UNA RIFLESSIONE DI STEFANIA VACCARINO, A COMMENTO DI “E SE L’AGNELLO STESSE PER APRIRE IL SETTIMO SIGILLO?””

  1. Finalmente ho letto tutte le ultime pubblicazioni : terribili e, in questo momento, così vicine a noi, purtroppo. Grazie Silvio di condividere con noi questi concetti. Speriamo che i responsabili si ravvedano, in qualche modo.

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