Giselle, balletto romantico in due atti del 1841, racconta e suggerisce come contrastare la violenza che spesso caratterizza la relazione uomo-donna. Ai nostri giorni le cronache dicono di quanti uomini, sentendosi abbandonati e traditi, uccidono la (ex) compagna. In Giselle, delicatamente, i ruoli si invertono.
Una metafora suggestiva: che le donne costringano gli uomini a ballare fino a che si accascino sfiniti e innocui. Come e quando potrà essere deciso a partire dalla creativa sensibilità femminile, alla fine vincente.
Da un’idea di Théophile Guatier.
La trama: la mitologia slava descrive la Saga delle Villi (dalla radice Vila, Fata), spiriti di giovani fanciulle morte infelici perché tradite o abbandonate prima del matrimonio. Vendicative e spettrali, incapaci di trovare riposo eterno nella morte, ogni notte vagano in cerca dei loro traditori e li costringono, con l’aiuto di rametti di vischio magici, a ballare convulsamente fino a provocarne la morte per sfinimento o fino a che, totalmente indeboliti, non vengano gettati in un lago nelle loro vicinanze. Alla morte del rispettivo traditore, le Villi si dileguano e con esse svanisce, finalmente placato, il fantasma di Giselle, fanciulla morta per amore.
Ancora una volta: torniamo all’antico, sarà una novità…
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