Immaginiamo che ciascuno di noi possa abolire in se stesso le barriere, le classi, le esclusioni, semplicemente per liberarsi da un vecchio spettro: la contraddizione logica, mescolando così tutti i linguaggi, anche quando e se incompatibili. Che si possano sopportare, in silenzio, tutte le accuse d’illogicità, d’infedeltà. Che si possa restare impassibili davanti all’ironia socratica e al terrore legale.
Ma così facendo, diverremmo l’abbiezione della nostra società: i tribunali, la scuola, l’ospizio, la conversazione farebbero di noi uno straniero. Del resto, chi potrebbe sopportare la contraddizione senza provare vergogna? Purtuttavia vestiremmo l’abito del contro-eroe e verrebbe a capovolgersi il vecchio mito biblico: la confusione delle lingue non è più una punizione; i linguaggi lavorerebbero fianco a fianco, coabitando. Animerebbero un testo che potremmo leggere con piacere. E Babele diverrebbe felice.
Rielaborazione corsara da: Roland Barthes, Il piacere del testo, Torino, Einaudi, 1973
Iconografia: La verità illogica, Gaspare Pittore
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