Dopo l’attenta e precisa riflessione sull’importanza di rendere le scuole case accoglienti e affettuose, vorrei proporre la riflessione sulla figura di chi ha il compito di rendere emotivamente tali le scuole: ovvero l’insegnante.
L’insegnante ha un ruolo fondamentale nello sviluppo emotivo e relazionale dei suoi allievi. Purtroppo, però, spesso vediamo il docente impegnato esclusivamente nella mera trasmissione di un sapere tecnico e scientifico. Sembra sia diventato sempre più importante che l’alunno, fin dalla più tenera età, impari a fare. Capita anche nei nidi d’infanzia vedere genitori che chiedono quasi con foga alle maestre: “Mio figlio riconosce già le lettere dell’alfabeto e i numeri?”. E non è raro il caso degli “anticipatori”, bambini che già a 5 anni entrano nella scuola primaria, quasi ci sia una corsa per imparare prima.
Eppure esiste un sapere fondamentale per la vita sana ed equilibrata dell’alunno, un sapere che forse l’epoca moderna ha svalutato e, oserei dire, dimenticato: il saper essere. Saper essere vuol dire non limitarsi ad assimilare mere nozioni scientifiche; significa dare valore alla relazione tanto con la figura adulta (l’insegnante) quanto con i pari. Significa riscoprire la gioia e la bellezza di trascorrere del tempo insieme, il piacere che deriva dallo studio visto come scoperta e non come imposizione. Significa porre e porsi domande (a volte anche scomode) e cercare insieme una risposta. Significa, in ultima analisi, dare un valore al proprio percorso e imparare a condividerlo.
In questa ottica, la figura del docente osservata all’inizio risulta inadeguata. L’insegnante, per riuscire in questo compito, deve riscoprirsi mentore. Il mentore è colui che trasmette i suoi insegnamenti attraverso il suo esempio e non usando solo ed esclusivamente i libri. Il mentore sa porsi in ascolto, anche quando è difficile, e cerca delle risposte per i suoi educandi. Il mentore, in ultima analisi, vive quotidianamente con i suoi educandi, li aiuta ad affrontare le difficoltà che la vita mano a mano presenta, con il suo esempio insegna come relazionarsi correttamente con gli altri e come gestire eventuali conflitti. Soprattutto, nei suoi interventi educativi tiene sempre in mente quanto diceva San Giovanni Bosco: “in ognuno (di questi) ragazzi vi è un punto accessibile al bene. Il compito dell’educatore è scoprire quale sia questa corda sensibile e farla vibrare”. Il mentore crede che ognuno dei suoi bambini o ragazzi sia buono, anche gli allievi dal comportamento più provocatore ed oppositivo.
Solo riscoprendo la figura del mentore la scuola può tornare a far fiorire anche i ragazzi ritenuti “perduti”, e a dare l’occasione a tutti di imparare a diventare padroni del proprio destino.
STEFANIA VACCARINO
Parole indubbiamente di grande verità ma purtroppo come è imprescindibile la capacità dell’insegnante nel suo ruolo di educatore e adulto di riferimento, lo è in modo altrettanto significativo quello del ministero che la scuola la guida. Senza la consapevolezza da parte del ministero di ciò che la scuola è come “casa” spesso sostitutiva dell’ambiente domestico, vero e proprio, non si potrà mai costruire una scuola che sia all’altezza del proprio compito.
La scuola è palestra di vita e ha un valore inestimabile che sembriamo avere dimenticato da tempo immemore.
"Mi piace""Mi piace"