Scrive Giorgio Vallortigara: «L’evoluzione implica cambiamento, ma non necessariamente progresso. E progresso, poi, rispetto a che cosa?».
Anche gli “stili” del processo comunicativo mutano in funzione del contesto, degli obiettivi e delle “maschere” indossate dagli attori in gioco: bambini, ragazzi, adulti, volontari, docenti e formatori. In quest’ottica, la comunicazione può essere intesa come specifico strumento di lavoro (oltre che di vita…).
Al riguardo Vallortigara avanza un’interessante considerazione: «Gli etologi hanno compiuto grandi progressi nello studio della comunicazione animale quando si sono resi conto della falsità dell’assunto secondo il quale la comunicazione serve a trasmettere informazioni veridiche. In natura la comunicazione animale serve principalmente per ingannare e imbrogliare».
Gli esseri umani comunicano attraverso il sistema di segnalazione verbale, non verbale, para verbale. E, per caso, anche ognuno di noi – a volte, consapevolmente o meno – utilizza la comunicazione per ingannare e imbrogliare? La domanda è retorica.
Testo di riferimento: Giorgio Vallortigara, La mente che scodinzola, Milano, Mondadori, 2011
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