Scrollando sui social mi è capitato di imbattermi in questa frase. Cercato il suo autore e compreso che si tratta di uno scrittore e filosofo vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, mi è rimasta in mente per un po’ di giorni prima che mi decidessi ad approfondire il suo significato. Chi sono questi genitori che fanno troppo per i loro figli? È possibile dire che un genitore “fa troppo”? O l’amore di un genitore travalica queste unità di misura? Ancora una volta l’esperienza personale mi ha suggerito la risposta a questo dubbio: di fronte a genitori che accusano gli insegnanti di dare cattivi voti ai figli e non si rivolgono invece ai loro bambini per comprenderne la motivazione ed eventualmente riprenderli come i miei genitori hanno fatto con me e i miei fratelli, io e mia sorella abbiamo riflettuto sul tema e sul motivo per cui sempre più genitori non riescono ad essere autorevoli nei confronti dei figli. Non solo la scuola è oggetto di questa “perdita di terreno” dei genitori di oggi: il pianto del figlio, un NO deciso a una loro richiesta da parte del bambino, una richiesta ripetuta per più volte nonostante l’iniziale risposta negativa, possono generare un comportamento arrendevole da parte dei genitori. La prima ipotesi formulata è che i genitori di oggi compensano la loro assenza per motivi di lavoro, con una maggiore concessione alle richieste dei figli. Tuttavia anche i nostri genitori erano spesso impegnati al lavoro e di certo da quando anche le donne hanno cominciato a non fare più le mamme a tempo pieno e a decidere di lavorare anche dopo la nascita dei figli, l’assenza dei genitori è stata accettata come una naturale evoluzione della società e del concetto di famiglia. Quindi perché da qualche decennio questo fenomeno sembra aver avuto conseguenze spesso infauste sull’educazione dei figli? Perché i genitori di oggi sono sempre più “genitori elicottero”?
È questa la definizione che è stata data dallo psichiatra dell’età evolutiva tedesco Micheal Winterhoff: lo studioso si occupa dei “genitori curling” da diversi anni e ha studiato sia le cause che portano a diventare iperprotettivi, sia le conseguenze che questo comportamento può avere su bambini, nell’immediato ma anche a lungo termine, giungendo a correlare alcuni disturbi della personalità, in primis il disturbo narcisistico della personalità, a uno stile educativo orientato all’oppressione dei figli.
Riporto una sua intervista trovata nel testo, a tratti divertente, di Lena Greiner e Carola Padtberg “Genitori Elicottero. Come stiamo rovinando la vita dei nostri figli” (Feltrinelli editore, 2019).
Perchè esistono genitori elicottero?
“Questi genitori non sono in grado di tracciare una linea di demarcazione tra se stessi e i figli. Ciò accade perché negli ultimi due decenni padri e madri hanno perso molte sicurezze. Nella moderna società globalizzata le strutture sociali e famigliari del secolo scorso sono andate sempre più allentandosi e molti si sentono abbandonati a se stessi. Inoltre sentiamo continuamente parlare di crisi, posti di lavoro vacanti, pensioni incerte. Prima o poi la nostra psiche non regge più. Se si ha un figlio, si rischia parecchio di lasciarsi spingere dai timori di compensare tramite lui la sicurezza e le conferme che la società non è più in grado di darci” E a quel punto che succede?
“Inconsapevolmente questi genitori trasformano la felicità del figlio nella propria felicità. Non si tratta quindi di iperprotettività. Piuttosto i genitori percepiscono il figlio come parte di loro stessi, quasi fosse un prolungamento del corpo. Vivono in simbiosi con lui, una simbiosi che dovrebbe aver luogo solo in gravidanza e nei primi nove mesi di vita del bambino. In questo periodo si percepisce solo il proprio figlio e si pensa al posto suo. Chi possiede un buon equilibrio, dal nono mese in poi comincia spontaneamente a lasciarlo aspettare un po’, ogni tanto. Il meccanismo che permette di comportarsi in maniera corretta l’uno con l’altro non sono le conoscenze specifiche, che posso acquisire informandomi, bensì l’intuito.”
Perché questa mancata delimitazione tra genitore e figlio è un problema?
“Perché compromette notevolmente lo sviluppo della personalità del figlio. I genitori lo considerano inconsciamente non come un essere autonomo, bensì come un’appendice di loro stessi. Quando vuole qualcosa, rispondono automaticamente di sì. Perdono la capacità di valutare criticamente tutto quello che dice. Si impegolano con lui in discussioni. Avendo genitori non in grado di delimitarsi e che concedono tutto quello che viene richiesto, molti bambini e adolescenti sembrano essersi fermati a due anni. A sei non sono pronti per la scuola, a sedici non sono in grado di imparare una professione. Il fenomeno interessa tutti gli strati sociali. Molti genitori che si rivolgono a me occupano posizioni manageriale, ma con il figlio perdono completamente ogni capacità di leadership”.
Si dovrebbe educare con maggiore severità?
“Non si tratta di essere severi, bensì di essere intuitivi. I genitori devono rendersi conto di non poter essere i migliori amici dei figli. Il loro compito è fornire al figlio un orientamento, guidarlo e proteggerlo, e ovviamente dire anche no, di tanto in tanto. I genitori che vivono in simbiosi con il figlio, però, non sono in grado di farlo. Per loro un bambino che mette il muso o che piange equivale a un dolore fisico, da eliminare al più presto. Anche genitori molto intelligenti non riescono a opporsi minimamente a tale tendenza”
Come si combatte la tendenza a essere un genitore elicottero?
“Gli interessati devono provare a fare un esperimento. Provare a fare una passeggiata, ma soli, senza cellulare, senza cane, senza correre. Possono camminare nel bosco o lungo una spiaggia, e possono incontrare persone, ma non amici e conoscenti. E dovrebbero portare con sé uno spuntino o qualcosa da bere, perché, ora arriva la bella notizia: dovranno rimanere nel bosco dalle quattro alle cinque ore. È inimmaginabile che nella loro condizione di genitori elicottero rimangano cinque ore da soli con se stessi, senza alcuna distrazione.”
Una passeggiata nel bosco può aggiustare le cose?
“Sì. Garantisco che accadrà quanto segue: appena arrivati nel bosco gli interessati avvertiranno una fortissima pressione e saranno assillati da mille pensieri. Dopo due o tre ore, però, avrà luogo un cambiamento: da quel momento in poi avvertiranno un altro stato d’animo, non saranno più sotto pressione, ma più distesi, si renderanno finalmente conto di quanto erano tesi e sentiranno finalmente emergere un senso di felicità. I problemi che avranno non saranno più tali, o comunque verranno visti da una certa distanza. Se i genitori vivono in simbiosi con il figlio, a questo punto potrebbero lavorare sul cercare di non considerarlo più parte di sé, bensì cominciare a percepirlo come la persona che hanno davanti”.
Nella ricerca di spunti per approfondire il tema mi sono imbattuta in un test che è ancora in fase di sperimentazione per valutare gli stili genitoriali: il Parental Competence Test (TKR).
È stato elaborato dalla professoressa della Fachhochschule di Colonia Sigrid Tschope-Scheffler non per giudicare i genitori ma per comprendere quali strategie vengono adottate da ciascun genitore e quindi definire dei profili, utili anche per intraprendere un eventuale percorso di consapevolezza e intervento. Secondo la professoressa sono 5 le colonne dell’educazione: Fiducia, Rispetto, Partecipazione alle decisioni, Struttura e Incoraggiamento.
Inserisco il link al test per chi volesse mettersi in gioco: è consigliabile farlo separatamente padre e madre, anche per alimentare un eventuale confronto dopo il test; inoltre se ci sono più figli, è bene compilarlo pensando solo ad uno poiché, anche inconsciamente, spesso si modifica lo stile educativo con figli diversi.
https://it.surveymonkey.com/r/Hogrefe_TKR
ALICE GARBIN
Un testo acuto e divertente che si correla con l’articolo di Alice Garbin è:
Jeanne Van den Brouck, Manuale a uso dei bambini con genitori difficili, Milano, Cortina, 1993
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Bello!!!
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Molto, molto interessante. Grazie. Bisogna sempre mettersi in discussione. Bisogna anche ben comprendere chi sia il proprio figlio, che desideri e progetti abbia. Purtroppo spesso ci si rispecchia troppo in loro, transando la propria personalità
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