“LA FANTASIA È BEN PIÙ IMPORTANTE DELLA CONOSCENZA” (ALBERT EINSTEIN). ALLE RIFLESSIONI DI ANDREA BONACINI E ALICE GARBIN SI AGGIUNGONO QUELLE DI LUCA BENVENUTO

«Chiedersi se per risolvere un qualsiasi problema sia più importante la fantasia o la conoscenza sarebbe come domandarsi se, per determinare l’area di un rettangolo, sia più importante la base o l’altezza».

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Nell’affrontare i problemi quotidiani si può forse dire che molto spesso la fantasia sia ben più utile della conoscenza. Mi riferisco a quello che viene oggigiorno comunemente inteso come Lateral Thinking, e cioè quella modalità di risolvere il problema che si dissocia dal metodo diretto o tradizionale o basato su una sua conoscenza diretta, ma che utilizza approcci alternativi. Questi approcci non sono altro che l’insieme di spunti, idee, ma anche ragionamenti stessi frutto però di immaginazione, creatività e quindi, chiaramente, fantasia.

Il Lateral Thinking, il pensiero creativo, la risoluzione del problema in modo alternativo e fantasioso è una pratica, secondo me, molto più diffusa di quello che si crede. Mi viene in mente un episodio avvenuto durante la mia esperienza di tirocinio con i bambini che si ricollega anche alle mie conoscenze da soccorritore. Durante la pausa ricreativa di una tranquilla mattinata di compiti un bambino diede per sbaglio un colpo in testa ad un altro bambino, il quale senza versare una lacrima si rabbuiò completamente. A una prima analisi della botta mi accorsi che in effetti non era successo granché: non c’erano escoriazioni né ferite né si sarebbe formato il livido. Mi accorsi però ben presto che questo non sarebbe bastato al bambino che cercava da me una consolazione sia pratica che emotiva. Una botta cha da manuale non aveva bisogno neanche di ghiaccio, in quel caso avrebbe richiesto un po’ di fantasia per essere “medicata”. Portai così il bambino in bagno a mettere un po’ di acqua fredda e a fargli vedere che in effetti non erano rimasti segni in volto e lo rassicurai che ben presto sarebbe passato tutto il dolore che provava.

Questo esempio mi pare calzante perché oltre ad aver avuto bisogno di un po’ di immaginazione, e non solo della conoscenza, per risolvere il problema, mi sono accorto di quanto fosse più importante curare la ferita con l’empatia piuttosto che con dei cerotti e del ghiaccio. Forse ai tempi di Einstein l’empatia non era qualcosa di cui si discuteva o che poteva essere presa in considerazione fuori dagli ambiti psicologici veri e propri, ma credo che anche una bella dose di empatia sia fondamentale per la risoluzione della stragrande maggioranza di problemi, soprattutto se riguardanti le persone.

Io stesso però a questo punto mi faccio un’obiezione. Nell’esempio da me citato in effetti ho innanzitutto pescato tra le mie conoscenze per studiare e capire il problema e solo dopo mi sono potuto affidare a fantasia ed empatia. Queste due quindi possono essere sfruttate e adoperate solo se è presente uno “zoccolo duro” di nozioni e conoscenze? Solo cioè avendo le basi del sapere posso permettermi di guardare al problema da una prospettiva diversa e creativa: grazie alle mie conoscenze da soccorritore sapevo benissimo che non si trattava di qualcosa di grave e mi sono potuto concentrare sul bambino come persona con i suoi bisogni e le sue esigenze.

È interessante però come la domanda si possa anche ribaltare.

E se la fantasia derivasse invece dalla conoscenza? Albert Einstein stesso ha rivoluzionato la fisica solo grazie a una innata curiosità e spiccata fantasia che gli hanno permesso di giungere a una svolta storica nelle conoscenza della fisica come era intesa fino ad allora. Grazie alla sua fantasia quindi è stato possibile studiare e mettere in pratica idee nuove che dopo anni di sperimentazioni, analisi e ricerche sono infine diventate conoscenza. In effetti da dove originano le scoperte scientifiche se non dalla fantasia?

In sintesi, tra tutte queste domande, riassumibili scherzosamente con: “È nata prima la fantasia o la conoscenza?”, credo che possiamo concludere che “in medio stat virtus”. Solo l’equilibrio e la strettissima connessione tra le due è in grado di portarci alla risoluzione di un problema.

LUCA BENVENUTO

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