Proviamo a rileggere Hansel e Gretel, la fiaba dei fratelli Grimm (Jacob, 1785 – 1863; Wilhem, 1786 – 1859) per poter contestualmente discorrere di violenza: pura, semplice o assistita, definita dal Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso dell’Infanzia (Cismai) come il fare esperienza da parte del bambino di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure.
Commentiamo l’articolarsi del racconto, via via sottolineando i passaggi di maggior interesse in relazione alla violenza alla quale i due bambini in una certa misura assistono e subiscono.
Hansel e Gretel, fratello maggiore e sorella minore, sono i figli di un povero taglialegna che si è risposato dopo essere rimasto vedovo. Visto che l’uomo non riesce più a sfamare la famiglia, la sua nuova moglie lo persuade a disfarsi dei bambini. Ecco allora che, con la scusa di farsi aiutare nel lavoro, li conduce nel bosco e li abbandona. Hansel e Gretel, però, avendo origliato la sera prima la conversazione dei genitori, si sono premuniti e hanno segnato il percorso con dei sassolini bianchi e così, seguendo la traccia lasciata, riescono a ritrovare la strada di casa.
- La violenza cui i bambini in generale assistono si sviluppa il più delle volte in un contesto socio-economico depresso (il povero taglialegna non riesce più a sfamare i propri figli).
- Hansel e Gretel capiscono che la volontà dei genitori è quella di abbandonarli nel bosco. “Assistono”, cioè, a un vero e proprio disegno descrivibile come atto violento nei loro confronti (abbandonarli nel bosco). È anche facile immaginare che il papà non sia tanto d’accordo con la nuova moglie e che, in un primo momento, discuta (litighi?) con la matrigna. Che però alla fine l’avrà vinta. Quindi, una discreta forma di violenza alla quale i due bambini assistono (la discussione tra i genitori).
- I due bambini prendono le opportune contromisure atte a consentir loro il ritorno a casa (la via del ritorno è contrassegnata dai sassolini bianchi di cui si sono riempiti le tasche). Si tratta del richiamo alla dimensione educativa: i due bambini, attingendo alle loro personali risorse di natura, appunto, culturale, sono in grado di gestire costruttivamente una situazione senz’altro critica.
La matrigna insiste e ordina al taglialegna di portare Hänsel e Gretel ancora più in profondità nel bosco. Stavolta i fratellini non riescono a riempirsi le tasche di sassolini e devono usare le briciole del pane che la matrigna ha dato loro per pranzo, che però vengono mangiate dagli uccelli; così, una volta che il padre li ha lasciati, i bambini si smarriscono. Vagando per la foresta, Hänsel e Gretel raggiungono una radura in cui sorge una piccola casa, che con meraviglia scoprono essere fatta interamente di dolci, in particolare di marzapane. Spinti dalla fame, i due ne staccano dei pezzi per mangiarne, finché non vengono sorpresi da una vecchietta, che fa capolino da una finestra. Molto affabile, questa li invita a entrare e i bambini accettano con gratitudine; la signora offre loro un’ottima cena e li fa coricare in morbidi letti. Al risveglio però la vecchia svela la sua vera natura: si tratta di una terribile strega, che, sfruttando come esca la sua casa di marzapane, cattura i bambini per poi divorarli.
- Le briciole di pane si dimostrano non della medesima efficacia dei sassolini bianchi: sono mangiate dagli uccellini. Attenzione, quindi…: occorre valutare se gli strumenti a disposizione sono adatti alla gestione costruttiva delle criticità conclamate (nel nostro caso, le briciole di pane non sono adatte…).
- Persa la strada, si rischia di finire in territori pericolosi: la casa di marzapane in cui abita una strega il cui obiettivo è rapire bambini per poi divorarli (dolci, marzapane e accoglienza affettuosa sono una vera e propria trappola nella quale Hansel e Gretel in un primo momento cadono). La forza metaforica del messaggio è evidente: abbandonare la scuola sotto la suggestione del Paese del Balocchi dove lo spaccio di droghe più o meno leggere (e della più svariata natura) è prassi quotidiana. E così, la scuola in quanto esercizio di libertà resta un che di inaccessibile, con danni irreversibili.
La strega costringe Gretel a farle da sguattera e rinchiude Hänsel in una gabbia e lo mette all’ingrasso, intenzionata a mangiarlo per primo. Giorno per giorno, essendo piuttosto miope, la vecchia saggia l’indice del ragazzino per controllare se sia ingrassato, ma Hänsel riesce a ingannarla porgendole ogni volta un osso di pollo; la strega non si accorge dell’inganno e si convince che il bambino sia sempre troppo magro. A un certo punto la strega, fuori di sé, ordina a Gretel di preparare il forno per far cuocere il pane e di vedere se è ben caldo; la ragazzina tuttavia finge di non capire e la vecchia, spazientita, infila la testa nel forno per mostrarle come deve fare, allora Gretel le dà una spinta e la chiude nel forno, lasciandola morire nel fuoco. I bambini si impadroniscono dell’oro che la strega nascondeva in casa e con esso fuggono. Arrivati a un lago lo attraversano con l’aiuto di un’anatra e giunti a riva seguono la strada che conduce alla loro casa. Nel frattempo la matrigna è morta. Il padre corre incontro a Hänsel e Gretel, che gli mostrano il tesoro della strega, grazie al quale Hänsel, Gretel e il taglialegna vivono felici per sempre, non soffrendo più la fame.
- Sicuramente Hansel e Gretel avranno assistito alla discussione (lite?) tra il loro papà che, rimasto vedovo, si era risposato, e la matrigna che voleva sbarazzarsi di loro. Uno straordinario esempio di “violenza assistita” ante litteram e fiabesca.
- Prima Hansel – con la strategia dell’osso di pollo – e poi Gretel, con il suo fingere di non capire – traggono in inganno la vecchia e cattiva strega che alla fine finisce nel forno. È la messa in luce di una strategia creativa ben direzionata in rapporto all’obiettivo dei due bambini: sfuggire a una morte certa.
- La matrigna – a suo modo l’alter ego della strega – muore consentendo al padre di ritornare ad essere un padre sufficientemente buono (Winnicott). Grazie all’oro nascosto dalla strega, Hansel, Gretel e il loro papà non soffriranno più la fame e vivranno per sempre felici e contenti.
L’oro evoca il sole e tutta la sua simbologia: fecondità, ricchezza, dominio, calore-dono-amore, fuoco di luce-conoscenza. Un patrimonio il più delle volte nascosto tra le pieghe del Male che tuttavia, con le opportune misure, viene scoperto.
Chiunque si occupa dell’architettare relazioni di aiuto avrebbe gran vantaggio dal leggere le fiabe di un tempo, Hansel e Gretel compresa: ne avrebbe spunti e suggerimenti dal pieno significato operativo.
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