Di Eleonora Alvigini
A volte il problema non sono i nostri desideri, ma la loro posizione nella scala di valori. Questo pensiero di Henri Nouwen mi ha illuminato quest’oggi.
L’attaccamento ai nostri desiderata non sempre è sbagliato in se stesso, ma diventa fuorviante quando alteriamo la scala di valori in cui li mettiamo.
A volte il pensiero che: io ho davvero tutto il superfluo e ancora di più e milioni di persone non hanno niente, neppure lo stretto necessario per arrivare al giorno dopo, mi fa impazzire.
Che cosa possiamo fare di veramente utile, significativo e smobilizzante per cambiare le cose? Cosa posso fare io sola nel mio piccolo mondo borghese per apportare acqua in quel deserto?
Prima di tutto, credo, dovremo considerare che questo deserto è anche il mio. Che non esiste un confine fra dove vivo io e dove vive chi muore di fame o di fatica. Non esiste un altro mondo rispetto al mio. È sempre lo stesso mondo in cui viviamo tutti; ci sfioriamo ogni giorno, ci camminiamo accanto, senza fermarci, senza guardarci, nell’illusione che senza vedere il dolore e il male non esistano. Ma non è così e lo sappiamo tutti.
Allora tutto diventa più chiaro: anche i miei desideri trovano il giusto posto dentro di me così che possa regolare le mie azioni e agire nel rispetto di una scala di valori dove il bene di molti (ma sarebbe meglio di tutti) sta davanti al mio.
Riferimento bibliografico: Henri J. Nouwen (1932-1963), Ho ascoltato il silenzio. Diario da un monastero buddista, Brescia, Queriniana, 2008
Riferimento iconografico: Eleonora Alvigini, Amicizia, Coll. Privata, Cesena, 2021
ELEONORA ALVIGINI