LA RAGIONE, TIMIDA ANCELLA DELL’EMOTIVITÀ

PER IMPARARE, UN’ORA DI GIOCHI INTELLIGENTI È MEGLIO DELL’INTERROGAZIONE.

Scrive Lucio Lombardo Radice (1916-1982): «Cari colleghi insegnanti, ma perché qualche volta, per controllare ciò che i vostri allievi hanno imparato, non fate in classe un’ora di palestra di giochi intelligenti, invece di interrogare? Imparare a giocare, stabilendo e rispettando regole oneste, crea l’abitudine ad una convivenza civile molto di più che non lunghe prediche di educazione civica […] Giocare bene significa avere gusto per la precisione, amore per la lingua, capacità di esprimersi con il linguaggio non verbale, significa acquisire insieme intuizione e razionalità».

Avere a che fare con i numeri e con la matematica in generale, è uno dei passaggi didattico-formativi più ostici. E proprio per questo Gilles Cohen propone un’antologia di 77 giochi matematici, dai più facili ai più impegnativi. La cui finalità riguarda lo sviluppo delle capacità inespresse collegate al ragionamento matematico. Alla cui base, tra molte altre dimensioni, vi è anche quella di intuire e comprendere il linguaggio particolare di cui i numeri sono la grammatica.

Il gioco (appunto: il gioco…) numero 14 – il 98° della lista – rientra nella fascia di primo livello (i più facili…forse):

«Scrivete un numero che abbia una cifra prima della virgola e una cifra dopo la virgola, per esempio 4,1 (primo numero della lista). Scambiate poi la parte intera con quella decimale (4,1 diventa allora 1,4); calcolate la differenza tra i due numeri (il più grande meno il più piccolo: 4,1 – 1,4) e scrivete il risultato: 2,7 (secondo numero della lista). Potete allora ricominciare con 2,7 (2,7 ;7,2 e 7,2 – 2,7 = 4,5. Terzo numero della lista).

Se il primo numero della lista è 9,7 e applicate il medesimo procedimento 97 volte, quale sarà l’ultimo numero scritto, cioè il 98°?»

[La risposta è: 6,3]

Un esempio di come, giocando, è possibile acquisire maggior confidenza e dimestichezza con i numeri. Si tratta -anche e non solo- di allenamento logico-percettivo. L’essenziale è comunque far sì che la Matematica si presenti nell’ottica di una disciplina intelligentemente divertente. E il gioco (e non interrogazioni, verifiche e compiti in classe) è il mezzo utile per conseguire un simile, determinante obiettivo.

PERCEZIONE DISTORTA DEL RISCHIO

Ma non solo con i numeri possiamo giocare. Giochiamo anche (magari senza saperlo) con ragione, sentimento, emozioni. Un gioco vinto di volta in volta dall’uno o dall’altro partecipante. Dobbiamo tuttavia dire che, in una qualsiasi decisione, il “gioco” viene più spesso vinto dall’emotività (la ragione le fa da timida ancella).

E a ben vedere, quando ci troviamo davanti all’alternativa «cambiamento o status quo», valutiamo il rischio del cambiamento (che cosa può capitare se cambio?) ma spesso dimentichiamo di valutare il rischio del non cambiamento (che cosa può succedere se non faccio nulla, se continuo ad agire come sempre ho fatto?).

Una domanda che dovremmo porci. A garanzia di un vivere migliore, nostro e altrui.

Riferimenti bibliografici:

Gilles Cohen (a cura di), Pitagora si diverte, Milano, Mondadori, 2001

Alberto Gandolfi, La foresta delle decisioni, Bellinzona, Casagrande, 2004

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