Si discute molto di scuola e di didattica. Ma dal dibattito è normalmente assente la voce dei bambini. Una ricerca di qualche anno fa ha raccolto e sistematizzato il loro modo di intendere il tempo e lo spazio di vita scolastica. Ecco le risposte date a una serie di domande:
- DEVO SPIEGARE A UN BAMBINO CHE COS’È LA SCUOLA. TU CHE COSA GLI DIRESTI?
- Nicolas (6;0): Io gli direi dove si fanno i compiti.
- Roberto (7;6): Gli direi che la scuola è una cosa che a parte ha gli insegnanti, ha i quaderni, la cattedra, i banchi e anche le sedie.
- Fabio (6;8): Gli dico che è una specie di casa.
- MI VUOI DIRE CHE COSA CI DEVE ESSERE A SCUOLA?
- Luca (7;8): Se non ci fosse niente non sarebbe neanche una scuola, invece c’è un po’ di tutto.
- Donatella (8;3): Gli alunni e la maestra. Nient’altro? Non lo so.
- Elena (7;8): Le maestre, le classi, poi i banchi, le seggiole, le cattedre, i registratori, i tavolini, le storie per leggere, i muri, gli armadi, le porte.
- Riccardo (8;7): Ci devono essere le aule, i bidelli, le maestre, i bambini, le lavagne, i cortili, le finestre.
- Giovanni (10;0): I bambini impegnati, poi le maestre disposte a insegnare e poi i bidelli, perché sennò non funzionerebbe la scuola, il direttore.
- Alberto (11;11): Ci deve essere le aule, un scuola abbastanza grande dove loro si possono anche divertire e poi ci devono essere una buona maestra, anche brava e dei compagni buoni che facciano amicizia presto.
- A CHE COSA SERVE ANDARE A SCUOLA?
- Alessio (5;8): Serve anche a mettere dietro la schiena i zainetti e la cartella.
- Marzia (5;1): Serve a fare dei compiti e a sapere tante cose. Perché sennò tutti i bambini diventano asini perché non hanno imparato niente nelle scuole elementari
- Stefano (7;0): Per imparare. E basta? E anche per mangiare e per essere più comodi.
- Claudio (8;3): Serve ad imparare tante cose, a saper fare i temi, tutte queste cose; con le righe, coi quadretti, le operazioni in colonna.
- Beatrice (13;8): Ad avere un rapporto migliore con la società ed essere d’aiuto anche a molte persone.
- LE REGOLE: CI SONO DELLE REGOLE A SCUOLA?
- Silvia (6;9): Sì, ci sono i regoli a colore.
- Simone (6;11): Conosco che non bisogna andare in bagno se non chiedi alla maestra e poi dopo non bisogna parlare quando la maestra sta parlando che gli spiega qualcosa, sennò dopo non sai niente.
- Stefano (9;3): Sì, di non correre tra i banchi sennò qualcuno si fa male, la maestra ce lo dice sempre dalla prima, alla seconda e terza. Poi di ubbidire alla maestra, di non dire le parolacce, sennò dopo si va dalla direttrice e chi l’ha detta viene espulso.
- Micaela (13;7): Ce l’han detto all’inizio della scuola, che non si possono portare abiti troppo scandalosi, non so, minigonne troppo corte oppure truccarsi in modo esagerato.
- Milena (7;0): Non darsi i calci, non spingersi, non darsi le sberle, non tirarsi i capelli, poi non disturbare le maestre mentre parlano. Si possono cambiare queste regole? No. Come mai? Perché…non lo so.
- CHI HA COSTRUITO LA SCUOLA?
- Alessio (5;6): Dei muratori. E chi dice ai muratori di costruirla? Non si dice…vengono a costruirla coi mattoni e col martello…
- Marco (6;4): I muratori. Chi ha detto ai muratori di costruire la scuola? Gesù.
- Alessandro (8;11): L’uomo. Chi esattamente? Questa scuola l’ha costruita Giosue Carducci.
- Manuela (10;8): Giovanni Pascoli. Chi è Giovanni Pascoli? Un personaggio.
- Alessandra (9;4): Un uomo molto intelligente che voleva che in questo mondo ci fossero persone intelligenti e buone di capire e saper fare delle cose. Chi è quest’uomo? Non lo so.
- CHI HA COMPERATO LAVAGNE E BANCHI?
- Erica (8;4): Certe cose le hanno trovate in granaio. E chi le ha pagate? Le maestre.
- Nicolas (5;11): Le signorine o il maestro.
- Monica (7;2): Le bidelle.
- CHI SONO LE MAESTRE? CHI È LA MAESTRA?
- Benedetto (5;9): Una che quando stavamo mangiando qua all’asilo io l’ho chiamata e non ha sentito. Ha i capelli neri e li ha lunghi.
- Antonella (5;9): Quella che dice di fare i compiti. Fa altre cose? Non lo so.
- Ilenia (6;0): È una signora. Che cosa fa? Scrive alla lavagna e noi scriviamo. E poi? Basta.
- IL DIRETTORE E IL PRESIDE
- Roberto (7;6): Chi è la direttrice? Una che comanda tutta questa scuola. Che cosa fa? Specialmente dà lavoro molto alle bidelle. Dove sta la direttrice? Sta in quel cartello che c’è scritto direzione. Lavora lì dentro? Sì, e se te ci metti un bambino lei lo sgrida e forse lo caccia via dalla scuola.
- IL PERSONALE NON DOCENTE
- Sara (7;6): Chi è la bidella? La bidella porta delle carte alla maestra, le circolari. Poi se la maestra vuole il caffè la bidella glielo porta.
- Chiara (7;5): Nella nostra scuola c’è solo un bidello, Giuseppe, e quattro bidelle, però io non so i nomi. Che cosa fanno? Il bidello fa le fotocopie e le bidelle invece puliscono i bagni.
- I RAPPORTI GERARCHICI E RETRIBUTIVI
- Fabiana (9;0): C’è qualcuno che comanda le bidelle? No, loro sanno che cosa fare per il loro lavoro e fan da sole.
- Lara (5;3): C’è qualcuno che comanda le bidelle? Il bidello maschio.
- Stefano (7;0): Una bidella è pagata? No. Come mai? Perché la bidella tiene solo igienizzata la scuola.
- Stefano (9;3): Sono pagate le maestre? No, perché i bidelli lavorano; invece le maestre spiegano e basta.
- Luca (5;8): Sono pagate le maestre? Sì. Chi le paga? Le mamme. Perché le pagano le mamme? Perché le maestre gli tengono i bimbi a scuola e gli insegnano.
- Nicola (7;5): La direttrice è pagata? Sì. Da chi? Dal commendatore. E il commendatore è pagato? Sì, da un altro commendatore.
- Erica (8;1): Chi guadagna di più, una maestra o una bidella? Una bidella. Come mai? Perché la bidella lavora di più anche se le maestre urlano con noi, la maestra lavora di meno.
Da: Maria Anna Tallandini – Paolo Valentini, La scuola è una grande casa. La rappresentazione del sistema scolastico nel bambino e nell’adolescente, Milano, Cortina, 1995
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è molto interessante vedere la scuola dal punto di vista di bambini di diverse età ed ognuno unico a modo suo.
Inoltre, ci sono alcune risposte che mi fanno molto pensare: tra le altre, ho notato che molte riflettono l’importanza dell’aspetto prettamente didattico e di aderenza al programma, sfociando nel rischio che i bambini diventino imbuti da riempire e gli adulti si affannino per “stare in pari” col programma. Una tendenza che molti stanno cercando di rallentare e fermare, ma sentendo comunque il fiato sul collo dei programmi didattici.
Da un punto di vista sociale trovo di grande rilevanza le domande sulle bidelle e quelle sulle regole (per quest’ultima soprattutto l’ultima domanda riportata).
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