Passa un giorno, passa l’altro
mai non torna il nostro Anselmo:
perché egli era molto scaltro
andò in guerra, e mise l’elmo…
Mise l’elmo sulla testa
per non farsi troppo mal
e partì, la lancia in resta,
a cavallo di un caval.
[…]
Fu alle nove di mattina
che l’Anselmo uscì bel bel,
per andare in Palestina
a conquidere l’Avel.
[…]
Da quel dì non fe’ che andare…
andar sempre, andare, andar…
quando a piè d’un casolare
vide un lago, ed era il mar!
[…]
Il prode Anselmo aveva sete e, con l’elmo, cercò di raccoglier l’acqua…
Ma nell’elmo, il crederete?
c’era in fondo un forellin,
e in tre dì morì di sete
senza accorgersi il tapin.
Si tratta di una (mica tanto) scherzosa avvertenza che dovrebbe essere tenuta presente da chi, impegnato nel conseguire “vigorosamente” un qualsiasi obiettivo, rischia di non accorgersi dei “forellini” invisibili che rovinano il tessuto della conoscenza della realtà.
Testo di riferimento: Giovanni Visconti Venosta, La partenza del crociato per la Palestina. Scherzo poetico, Viglolongo Editore, Torino, 2001
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