LA COMUNICAZIONE, STRUMENTO DI VITA, DI LAVORO (E DI MORTE COGNITIVA)

Mario Perniola, rispetto alla comunicazione, la pensa provocatoriamente così: «Wilhelm Reich, allievo di Freud, sostenne che non si può intendere compiutamente il fascismo considerandolo come un’ideologia politica o come l’azione di un singolo individuo o di un piccolo gruppo di fanatici: esso affonda le proprie radici nella struttura psichica delle masse. Lo stesso si può dire della comunicazione, il cui successo non si spiega con l’attività di questo o di quel personaggio (e tantomeno con un’etichetta politica) ma affonda le proprie radici in un disordine psichico assai diffuso e generale».

Parole forti e suggestive: e se – per caso – proprio così stessero le cose? Seguiamo per un momento ancora il ragionamento di Perniola: «La comunicazione è l’opposto della conoscenza. È nemica delle idee perché le è essenziale dissolvere tutti i contenuti. L’alternativa è un modo di fare basato su memoria e immaginazione, su di un disinteresse interessato che non fugge il mondo ma lo muove […] La comunicazione massmediatica, la cui influenza si estende anche alla cultura, alla politica e all’arte, sembra la bacchetta magica che trasforma l’inconcludenza, la ritrattazione e la confusione, da fattori di debolezza in punti di forza».

Di certo, se adottassimo acriticamente il punto di vista di Perniola, ci priveremmo della possibilità di far nostro uno strumento (la comunicazione) che, giorno dopo giorno, risulta di un’imprescindibile utilità operativa: la gestione di quel singolare gruppo costituito da noi stessi o di gruppi allargati o ancora all’interno di un qualsiasi processo educativo e via via sintetizzando. Ma Perniola ci mette – per fortuna – sull’avviso, sottolineando l’importanza del guardarsi dalla mistica della comunicazione. In effetti, social e mass media (compresa l’infinita proposta di dibattiti televisivi più simili a un tecnologico Colosseo circense che a momenti di scambio rispettoso di opinioni) paiono avere il preciso obiettivo di “sterilizzare” ogni processo comunicativo. Del resto, l’eccesso di informazioni paralizza la comunicazione. Si tratta allora di definire con sufficiente precisione e meglio ciò che intendiamo con il concetto di “comunicazione”. In sostanza, e in più in generale: l’essere umano non può prescindere dai processi comunicativi e relazionali che ne costituiscono la natura fondamentale. Ecco allora che la ricerca deve essere orientata verso la realizzazione di un vaccino (se ne sta parlando a piene mani, seppur in riferimento a uno specifico virus) che almeno riduca i rischi messi bene in luce da Perniola. Ricerca e impegno che dovranno essere assunti anche sul piano personale.

Mario Perniola (1941 – 2018) Ordinario di estetica all’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, ha diretto il Centro di Studio e di Documentazione “Linguaggio e pensiero” presso la medesima Università e la rivista di studi culturali e di estetica Agalma. 

Testo di riferimento: Mario Perniola, Contro la comunicazione, Torino, Einaudi, 2004

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