(COLLEFERRO E LA CIECA MORALE IN UNA SORDA SOCIETA’).
Un ragazzo è stato strappato alla vita. Dei genitori in questi giorni e per altri ancora, invece, faranno fatica a restare attaccati alla vita. Non un incidente, non un brutto male, ma un’aggressione senza motivo alcuno ha spento la vita di Willy.
Intendiamoci, si fa fatica sempre ad accettare la morte, qualsiasi sia il modo in cui la Grande Mietitrice bussa alla nostra porta, ma sembra evidente che questa volta il suo piano non fosse solo quello di armare la mano degli assassini. La immagino seduta con un bicchiere di vino che sogghigna fiera di aver segnato il punto vincente nel match tra il Bene e il Male.
E se fosse veramente andato a segno quel punto? Se fossimo davvero davanti al trionfo dell’oscurità e la nostra umanità, non l’umanità intesa come specie ma intesa come il sentire degli uomini, fosse giunta al termine del suo viaggio? Eppure le uniche parole che leggo, le uniche frasi scritte deviano da quello che solo a me sembra così vivido e trasparente.
Di colpo mi sembra di essere stato catapultato in un romanzo di Saramago in cui tutti all’improvviso diventano ciechi. Nessuno è più capace di vedere. E così non solo l’uomo ma, cieca, diventa anche la sua morale.
Kohlberg ha teorizzato tre livelli di sviluppo morale, sostenendo che l’individuo passa da un livello all’altro in maniera sequenziale, e quello a cui sarebbe già auspicabile arrivare è quello chiamato livello convenzionale. Questo livello, sempre secondo Kohlberg, è fondato sul rispetto di norme socialmente approvate e presuppone la capacità di fare proprie le prospettive degli altri.
Ed è proprio questo ciò che non vediamo, o preferiamo non vedere perché significherebbe guardarci dentro e dare valore e responsabilità ai nostri pensieri, ancor prima che alle nostre azioni. Non vediamo che abbiamo perso e fatto perdere ai nostri figli l’esistenza dell’altro oltre noi stessi. E allora puntiamo il dito contro la politica o contro lo stereotipo del momento, ma mentre lo facciamo la Falciatrice è pronta a versarsi un altro bicchiere di vino.
E allora mi chiedo se serva urlare ad una società che è ormai sorda. Non vede e non sente quanto la nostra umanità stia diventando antisociale, non percepisce come questo veleno si stia diffondendo nel nostro sangue, un veleno che come primo effetto ha quello di farci dimenticare. Perché se ricordassimo veramente, se avessimo memoria la nostra coscienza sarebbe capace di vederlo, il male, di sentirlo, di intercettarlo, di trasformarlo, ma ahimè anche la nostra coscienza è ormai diventata cieca e sorda, proprio come la nostra società.
Buon viaggio Willy, perdonaci se puoi.
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Dr. Antonio Viscardi
Dottore Magistrale in Psicologia Clinica e della Riabilitazione
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Un episodio che decisamente appesantisce la coscienza di ciascuno di noi e per il quale a fatica si possono trovare spiegazioni. Confido come sempre nell’educazione e nel lavoro che tutti i membri di Uvi, ma non solo, svolgono per diffondere una cultura della solidarietà, della formazione al bene e del sostegno reciproco: credo fortemente che, in qualche modo, insegnare l’Amore ripaga sempre!
Grazie Antonio
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