Il volontario che provasse paura sarebbe meglio non facesse il volontario.
(Maria Teresa di Calcutta abbracciava i lebbrosi e proprio per questo – per credenti e non credenti – è tuttora un punto di riferimento valoriale di massima consistenza).
E così vale per Organizzazioni (più o meno ONLUS) le quali, se prediligessero le forme di autotutela, chiusura e difesa verso il diffondersi del morbo, sarebbe meglio non si occupassero del dare sostegno e aiuto.
Scrive Eugenio Borgna: «Nel contesto storico e culturale del nostro tempo crescono e dilagano forme diverse di paura, sempre più estese e sempre più dolorose, dalle risonanze emozionali sempre più incandescenti. Da fenomeno individuale la paura si sta ora trasformando in fenomeno sociale nel quale sono implicate larghe fasce di popolazione. […] la risposta emozionale alla paura è sostanzialmente omogenea: ripiegarsi in se stessi, allontanarsi dalle relazioni con le persone e con il mondo della vita, naufragando in una solitudine che sconfina talora nel gorgo dell’individualismo, del rifiuto dell’altro, della indifferenza verso i valori della solidarietà e del deserto dell’amore e della speranza. Ci si chiude in casa, si chiedono misure di sicurezza che ci separino e ci proteggano da indefinite situazioni rivissute come fonti di pericolo».
COVID19 non deve essere vissuto quindi come esclusiva fonte di pericolo, bensì come occasione di crescita e di scoperta di inattese e stupefacenti nuove forme di convivenza civile. Creativa e responsabile.
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Grazie ancora una volta a questo blog che in fondo fra riflessioni e provocazioni quotidiane ci stimola al pensiero ma anche all’azione.
Io trovo che ci siano fondamentalmente almeno due grandi reazioni diverse a quanto sta accadendo: da una parte vediamo persone sprezzanti il pericolo e desiderose di riprendere a vivere la normalità, dall’altra persone spaventate o demotivate, rinchiuse in uno spazio domestico, ma anche psicologico e difensivo. Come sempre in questi casi probabilmente il giusto sta nel mezzo ma dobbiamo aiutarci tutti a scegliere la via più equilibrata. Forse non possiamo contare troppo sulla politica o sulle istituzioni per agire in modo virtuoso verso l’equilibrio, ma possiamo contare sulla comunità, sugli amici e nel nostro caso sui volontari e sulla nostra associazione che di cose belle e coraggiose ne ha fatte tante anche in questi mesi difficili e surreali.
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