DA REMOTO LO SGUARDO E’ IMPOSSIBILE. NOTA A MARGINE DI UN’OSSESIONE PARANOICA. Per una critica costruttiva della formazione a distanza.

Walter Lapini – professore ordinario di Letteratura Greca all’Università di Genova – riflette criticamente sulla situazione che si è venuta a determinare a causa del distanziamento sociale (con annessi e connessi) imposto dal diffondersi dell’epidemia da COVI19. Al riguardo, la didattica ha subito un radicale mutamento, dovendo di necessità avere nei social lo strumento esclusivo e principe. Qualche luce e molte ombre.
Ne sintetizziamo il ragionamento, commentandone alcuni passaggi: da “remoto” lo sguardo è impossibile. Le video-lezioni vanno bene per coloro che già sanno ma sono del tutto inadatte per affrontare i “saperi profondi”, che si trasmettono non solo con la parola ma anche (e forse, soprattutto) con lo sguardo, il contatto, la prossemica. La didattica da remoto non serve quando si tratta di gettare le fondamenta, forti e durature, di un “sapere” che vede nell’interazione “dal vivo” il principale e unico canale di comunicazione.
Insegnare, non è insegnare ma insegnare a capire se hai capito. E a tale scopo occorre vedere quella luce che brilla, quella palpebra che batte, quella fronte che si increspa.
Solo IN PRESENZA è possibile giudicare quali semi daranno frutto e quali rischiano di disperdersi nel vento: la dispersione scolastica è la maggior ferita della scuola, testimonianza del suo fallimento. E, di certo, non la si può contrastare con l’esclusivo utilizzo degli strumenti social. Si tratta di una lezione antica: Platone affermava che occorre una lunga frequentazione tra maestri e allievi perché la fiamma più grande arrivi a far sprizzare una scintilla nella coscienza altrui, potendola così alimentare e tenerla viva. Il 2020 se ne sta andando e dobbiamo farcene una ragione. Non è dell’anno in corso che dobbiamo preoccuparci, bensì degli anni che seguiranno. Con il virus, il sistema Paese è andato in blocco, congelandone intelligenze e sensibilità e riducendo al nulla la capacità di ascolto e di decodifica degli essenziali segnali deboli.

Le “chiusure totali” sono il frutto di un diffondersi di schemi paranoici che impediscono il vitale assumersi il rischio che comporta l’ormai indiscutibile capacità di convivere con il virus. Il pensare che “sanificazione”, mascherine, guanti, distanziamento sociale e gel igienizzanti siano sufficienti al vivere in sicurezza, è una pia illusione. Occorre inventarsi qualcosa di nuovo e di originale, tenendo anche presente che – solo per fare un esempio – di recente il professor Galli ha detto chiaramente che non ci sono evidenze scientifiche che avvalorino l’efficacia del distanziamento sociale e dell’uso delle mascherine. Chiudere i luoghi di aggregazione e gli spazi deputati a favorire il confronto tra persone non è altro che contribuire al congelamento mortifero delle relazioni. La sfida è adottare senz’altro procedure atte a tutelare la salute ma ciò non dovrà assolutamente impedire il contatto umano.
Facciamocene una ragione, tenendo in conto il rassicurante richiamo di Corrado Augias: abbiamo e avremo a che fare con il Dilemma del Diavolo: qualsiasi decisione verrà presa, sarà un errore.
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One Reply to “DA REMOTO LO SGUARDO E’ IMPOSSIBILE. NOTA A MARGINE DI UN’OSSESIONE PARANOICA. Per una critica costruttiva della formazione a distanza.”

  1. Condivido a pieno questa riflessione! Credo davvero che venendo a mancare il contatto umano si rischi un vero e proprio impoverimento delle capacità d’apprendimento individuali, con il rischio di arrivare alla dispersione scolastica e soprattutto ad una perdita progressiva della capacità di relazionarsi con gli altri, se non con mezzi tecnologici. Personalmente, questo possibile scenario spaventa non poco e spero che con le dovute precauzioni per proteggerci si possa trovare un nuovo equilibrio per non dimenticarci che siamo esseri sociali e abbiamo bisogno del contatto con l’altro.

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