Con la pubblicazione dell’articolo di Daniele Corbo (Orme Svelate) dove si discuteva del rapporto tra pandemie e cospirazione, si dava conto di un documento messo in rete dall’ASPI, Archivio Storico della Psicologia Italiana: “Deliri e pestilenze”, scritto da Andrea Verga nel 1862 (se ne può ascoltare la lettura).
Ne discorrono Alice e Carol, cui si aggiunge Cristina anch’essa tirocinante all’UVI.
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Andrea Verga, il padre della psichiatria italiana, così scriveva nel 1862:
«Manifestandosi in un paese una mortale epidemia, li ignoranti e i pusillanimi, che sono la maggior parte, si turbano e si confondono. […] Mentre le facoltà superiori della mente cadono in una specie di paralisi, per cui si è impotenti al freddo e tranquillo esame delle cose, si esaltano la sensibilità e la fantasia, donde sensazioni e percezioni esaggerate od anche interamente false e i più strampalati giudizj. Li oggetti visti cogli occhiali della paura s’ingrandiscono, si moltiplicano e si volgono ad alimento della medesima. […] Al che concorre la generale incertezza sulla propria sorte, le sospese transazioni commerciali e sociali, il forzato isolamento, il continuo e variato spettacolo di sempre identici fatti, la malatia e la morte, e la straordinarietà stessa dei provedimenti adottati per combatterli. […] Illuminando e rinvigorendo la publica opinione con ogni maniera di studj e di pratiche, premunendola contro li allettamenti del sopranaturale, insinuando il riserbo e il dubio in tutte le cose che non sono suscettibili di esatta dimostrazione, si otterrà che i delirj rimangano fenomeni individuali isolati, e non propaghino il loro fermento ad intere popolazioni; nella stessa guisa che con buoni ordinamenti di publica igiene si è ottenuto che la frequenza e la ferocia delle pestilenze, delle quali fu Europa per lungo tempo il teatro, si riducessero a minimi termini».
Breve biografia di Verga sul sito dell’ASPI, che invitiamo comunque a visitare: https://www.aspi.unimib.it/collections/entity/detail/153/
Innanzitutto, grazie per averci proposto questa riflessione, condivido anche con con Alice il fatto che sia incredibilmente attuale! Penso che indipendentemente dall’epoca in cui le pandemie avvengono, la reazione delle persone sia pressoché sempre simile di fronte ad un evento così sconosciuto e di conseguenza spaventoso. Al giorno d’oggi però, come ha scritto Alice, abbiamo sicuramente più canali d’informazione rispetto al passato, per cui bisognerebbe fare attenzione a ciò che leggiamo e sentiamo promuovendo una corretta informazione per chi, come dice Verga, si fa prendere dalla “fantasia” senza prestare attenzione alle fonti.
Carol
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Grazie per questo spunto molto interessante!
Ascoltando le parole di Verga, ho fin da subito pensato come certi comportamenti siano parte integrante del genere umano e vadano al di là delle epoche storiche: la paura e le conseguenti reazioni incontrollate ne sono un esempio. La metafora degli occhiali della paura che la alimentano è sconvolgentemente attuale.
Un altro punto in comune con la situazione che stiamo vivendo ora è sicuramente l’incertezza circa il futuro, poiché non è programmabile e rischia di essere percepito come un tempo morto; forse però il tempo presente che ci è dato ci sta suggerendo di vivere nel qui ed ora, per saper accogliere con più consapevolezza il futuro che ci aspetta, seppur ricco di incertezza.
Probabilmente Verga ci porta a riflettere sulla nostra capacità di sfruttare la ragione, di non lasciarci governare dall’ansia di un nemico invisibile e incontrollato e di non credere alle cosiddette fake news senza un minimo di senso critico: è giunto il momento di imparare a gestire e bilanciare ragione e sentimento, di imparare ad informarci con coscienza. L’informazione è l’unica cosa che possiamo gestire.
E confidiamo nel buon senso delle persone per l’inizio di questa fase 2!
Alice
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Ho appena finito di guardare più volte il video messo in rete dall’Archivio Storico della Psicologia Italiana.
L’attualità di questo video è incredibile, ed è incredibile pensare quanto, a parer mio, sarà sempre attuale. Ci saranno sempre situazioni di paura o di panico, più o meno gravi, nella vita di ognuno di noi, e questo cambierà sempre il nostro modo di vedere le cose.
Ci sono frasi che mi hanno colpita in maniera particolare, ad esempio quella nella parte quasi iniziale in cui dice “le facoltà superiori della mente cadono in una specie di paralisi”. Mai nulla di più vero! La paura ha la capacità di bloccare l’azione di qualsiasi facoltà razionale, tutto viene visto con quelli che il Verga definisce “gli occhiali della paura”.
Un passaggio molto interessante è quello, poi, che fa riferimento al futuro, un futuro basato sull’incertezza, un futuro che, visto con “gli occhiali della paura”, è caratterizzato dalle conseguenze più negative, tra le quali persino la morte. Un futuro in cui non sapremo se ci saremo, come ci saremo, con chi. E in ciò mi immedesimo particolarmente, poichè avendo vissuto questo terribile periodo a più di 1000 km dalla mia famiglia, ho costantemente avuto il pensiero rivolto a loro.
La paura non aiuta l’intelletto, su questo non vi sono dubbi, ma ciò oggi, a differenza del periodo in cui visse il Verga, è accentuato dai mass media, che trasmettono informazioni senza filtro, senza empatia, senza coscienza delle conseguenze che notizie spesso anche false possono avere sul benessere umano. La paura, l’ansia, spesso predominano sulla ragione, particolarmente in momenti così rari e paradossali.
Cristina
Molto interessante redazze! Grazie! I
Certo la paura è un tema macroscopico. A me piace sottolineare però che la paura è anche un emozione che innesca una funzione molto importante: la difesa.
Come tutte le emozioni va affrontata e compresa per poter essere trasformata o contenuta. E anche oggi sentire un po’ di paura ci aiuta a rimanere prudenti per non correre il rischio di sottovalutare la realtà.
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