Le condizioni pericolose ci rendono più sociali, non meno. E Internet e i social vengono oggi a configurarsi come un efficace contributo alla salute pubblica.
Da oggi “Bloguvi” si raccorda con “Orme Svelate” determinando così una sinergia dai risvolti e dalle ricadute immediatamente dense di spunti e indicazioni dal carattere pienamente operativo. Come in questo caso: l’articolo pubblicato affronta un tema che gioco forza investe e non può non interessare coloro che, in UVI, si occupano di didattica e del sostegno fornito a bambini e ragazzi. La sfida al riguardo è: dobbiamo inventarci altre e diverse modalità di coinvolgimento e di gestione delle affettività, individuali e di gruppo. Ed è una sfida che potrà essere affrontata con successo se le voci del territorio e in particolare la voce di Orme Svelate, potranno incontrare le voci delle educatrici, dei volontari e delle coordinatrici che stanno regalando il proprio tempo, con sensibilità e intelligenza, per migliorare la qualità della vita dei nostri giovani e meno giovani compagni di viaggio.
Daniele Corbo – fisico e neuro scienziato – è presidente di Orme Svelate.
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Di fronte al pericolo, gli umani si avvicinano. L’allontanamento sociale ostacola questo impulso. Questo dilemma rappresenta una maggiore minaccia per la società rispetto al comportamento apertamente antisociale. La crisi del coronavirus presenta ai paesi di tutto il mondo quella che è forse la più grande sfida che la maggior parte ha dovuto affrontare dalla seconda guerra mondiale. Per prima cosa, il virus costituisce una vera minaccia globale. In assenza di un vaccino, la nostra principale difesa contro di esso consiste in quello che ora viene chiamato “distanziamento sociale” – minimizzando i nostri contatti con gli altri negli spazi pubblici. In un saggio che appare sulla rivista leader Current Biology, un team interdisciplinare di autori sottolinea il dilemma posto dalle misure progettate per promuovere il distanziamento sociale. Le condizioni pericolose ci rendono più sociali, non meno. Affrontare questa contraddizione è la più grande sfida che affrontiamo ora. Visto da questo punto di vista, il nostro problema attuale non risiede nelle reazioni egoistiche alla crisi o nel rifiuto di riconoscere i rischi, come potrebbero farci credere le immagini delle banche o degli scaffali vuoti nei supermercati. Tali scene non sono rappresentative, in realtà le persone tendono istintivamente a rannicchiarsi di fronte a un grave pericolo – in altre parole, cercano attivamente contatti sociali più stretti. Studi nei campi della neuroscienza, della psicologia e della biologia evolutiva hanno già dimostrato che non siamo egoisti come pensano alcune discipline. Continuano a produrre prove che dimostrano che le situazioni minacciose ci rendono ancora più cooperativi e hanno maggiori probabilità di essere socialmente favorevoli di quanto non siamo normalmente. Quando le persone hanno paura, cercano sicurezza nell’aumento dei rapporti sociali. Ma nella situazione attuale, questo impulso aumenta il rischio di infezione per tutti noi. Questo è l’enigma evolutivo di base che viviamo. Le richieste ora poste dai governi di autoisolarsi e seguire le linee guida sul distanziamento sociale sono fondamentalmente in contrasto con il nostro istinto sociale e rappresentano quindi una seria sfida per la maggior parte delle persone. Dopo tutto i contatti sociali non sono un “extra”, che siamo liberi di rifiutare. Fanno parte di ciò che chiamiamo normale. Gli autori del saggio sostengono quindi che, poiché il distanziamento sociale si oppone alla nostra reazione naturale a rischi incombenti, le nostre inclinazioni sociali – piuttosto che reazioni antisociali a minacce razionalmente riconosciute – ora rischiano di esacerbare il pericolo. Come potremmo quindi sfuggire a questo dilemma? Secondo i ricercatori, dobbiamo rivedere ciò che Internet può offrire. L’argomento è il seguente. Nel mondo pre-pandemico, Internet e i social media erano spesso considerati decisamente non sociali. Ma in tempi come il presente, forniscono un’alternativa accettabile ed efficace al contatto fisico, nella misura in cui consentono interazioni sociali in assenza di contiguità fisica. I social media consentono a un gran numero di persone di raggiungere virtualmente vicini, parenti, amici e altri contatti. Le nostre inclinazioni innate sono cooperative piuttosto che egoistiche. Ma l’accesso a Internet ci consente di far fronte alla necessità di un allontanamento sociale. Resta da vedere per quanto tempo, il nostro bisogno di contatto sociale può essere soddisfatto dai social media. Ma gli autori dell’articolo hanno due importanti raccomandazioni per i responsabili politici. Prima di tutto, devono riconoscere che la richiesta di allontanamento sociale non è solo politicamente molto insolita: va contro la struttura evoluta della cognizione umana. In secondo luogo, al giorno d’oggi, il libero accesso a Internet non è solo un prerequisito per la libertà di parola. Nella situazione attuale, sta anche apportando un contributo positivo alla salute pubblica. Questo è un messaggio importante, dato che i settori più vulnerabili della società sono spesso quelli che, a causa della povertà, dell’età e della malattia, hanno pochi contatti sociali.
Daniele Corbo
Bibliografia: The study will appear in Current Biology.
Pubblicato da Daniele Corbo (Orme Svelate) il 27 aprile 2020
La ritengo una meravigliosa collaborazione. Grazie mille
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Grazie a te! Sarà senz’altro una collaborazione di reciproca soddisfazione.
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