MA COME AFFRONTA IL COVID CHI GIA’ CONVIVE CON L’ANSIA?

Cristina Fratto, laureanda in Psicologia e tirocinante presso la nostra Associazione (UVI), coglie l’occasione offerta dall’obbligo di svolgere il proprio tirocinio on line, per riflettere sulla condizione propria (insegnante di sostegno) e di una delle bambine che segue. Se ne traggono spunti utili a vivere la condizione attuale con maggior serenità e – se possibile – con maggior entusiasmo.
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Uno studente di Psicologia vive gli anni universitari un po’ come sospeso su un filo, nel senso che non sa quando effettivamente inizierà a lavorare per ciò per cui ha studiato, non sa quando inizierà a vedere i frutti del proprio impegno accademico.
C’è, però, l’esperienza di tirocinio che, seppur gratuita, dà ad un neolaureato quell’entusiasmo del mettersi finalmente il gioco, del vedere con i propri occhi quelle realtà che fino a quel momento ha solo studiato su svariati manuali.
Quando una situazione di pandemia globale, come quella che stiamo vivendo, mette però una sorta di ostacolo davanti all’entusiasmo legato a questa nuova esperienza, ti assale un’iniziale sensazione di sconforto.
Credo però che la capacità di uno Psicologo debba essere anche quella di gestire le sensazioni, soprattutto quelle forti, positive o negative che siano. Uno Psicologo dovrebbe saper ottimizzare ogni situazione, trasformandola in occasione per riflettere.
Allora ho cercato di fermarmi a riflettere con freddezza e sono giunta alla conclusione che anche questo tirocinio in una modalità un po’ differente può essere l’occasione per migliorare, per pensare, per giungere ad importanti conclusioni.
Non ho mai amato stare “ferma” nella mia vita, perciò da dicembre lavoro in una scuola come insegnante di sostegno. Seguo due bambine con situazioni molto particolari e complicate, e dopo qualche giorno di didattica a distanza una di loro è stata per me spunto di riflessione.
Ha 9 anni e la sua diagnosi recita “mutismo selettivo”. Ho pensato al suo viso e al suo fisico che subito danno l’impressione di essere indifesi e fragili, ai suoi sorrisi che spesso mi ha accennato come per dimostrare il suo entusiasmo da quando lavoriamo insieme, al labiale che utilizza per rispondere a qualche mia domanda e soprattutto ad un giorno in particolare: una lezione di aritmetica come tante altre, una mia battuta, una sua risata del tutto spontanea e da lì le sue prime aperture verbali solo con me.
Allora ho pensato: come può sentirsi in una situazione come quella attuale una bambina che già in condizioni di normalità combatte ogni giorno con quel mostro chiamato “ansia”? Come può vivere questa bambina il dover mettere una mascherina per portare fuori il cagnolino con il suo papà? Quante sensazioni negative potrà avere a poter uscire di nuovo fuori avendo capito i rischi che ci sono? Cosa possono provare i genitori a vedere ancor più isolata una creatura che già quotidianamente tende ad isolarsi?
È stata una riflessione che mi ha portata ad una sensazione duplice e contrastante: da un lato il senso di impotenza e dall’altro la voglia di fare qualcosa per una bambina che in pochi mesi mi ha trasmesso tanto.
Ora faccio periodicamente delle videochiamate solo con lei, nelle quali può non dire nulla o solo annuire, ma i suoi sorrisi hanno la capacità di riempirmi il cuore. Credo che i genitori abbiano costantemente la paura che questa condizione di chiusura in casa renda poi impossibile il ritorno a scuola o comunque in altri luoghi con persone diverse da quelle della famiglia, allora spero in un momento così difficile di essere per lei quella persona con cui mantenere il contatto al di fuori delle mura domestiche, quel punto di riferimento su cui poter contare. Provo, con grande umiltà, a rendere i genitori più sicuri facendogli capire che in questo momento, più che mai, possono essere un modello per i loro figli poiché capaci di reagire ad una situazione molto difficile.
Non possiamo sapere quali saranno le conseguenze, ma credo fermamente che questo esempio possa essere l’emblema di quella fetta di popolazione che, a parer mio, sta facendo il maggiore sforzo in questa situazione: i bambini.
CRISTINA FRATTO

2 Replies to “MA COME AFFRONTA IL COVID CHI GIA’ CONVIVE CON L’ANSIA?”

  1. Grazie Cristina per questa tua testimonianza.
    È molto importante anche per
    me comprendere quanto ogni piccolo passo incontro a questi nostri bambini in difficoltà rappresenta un lungo cammino per ognuno di noi.
    Anna Gasparini
    Presidente UVI

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