ALDA MERINI, UGO FOSCOLO E WISLAWA SZYMBORSKA SALUTANO CHI SE NE E’ ANDATO ABBRACCIATO DALLA SOLITUDINE

Andrà senz’altro tutto bene. Ma non altrettanto si può dire per chi è stato portato via dal virus e, il più delle volte, dall’incuria. Ai padri, alle madri, ai figli di tutti costoro si avvicina, delicata, la Poesia con le sue parole di (forse inutile) consolazione.

E’ un petalo la tua memoria
che si adagia sul cuore
e lo sconvolge.
Addio, come ogni sera,
oltre le fratture c’è un cadavere
eretto di discorso,
sembra un frammento di eutanasia,
ma tu mi uccidi come sempre, amore,
e riapri i i miei eterni giacimenti.
I SEPOLCRI del Foscolo, gli addii
di certe mani che non sono sepolte
ed emergono futili dal nulla
a chiedere giustizia di parole.
ALDA MERINI

All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro?
[…] finché il Sole risplenderà
Sulle sciagure umane.
UGO FOSCOLO

Il tavolo è tavolo, il vino è vino
nel bicchiere che è un bicchiere
e sta lì dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino all’osso.
WISLAWA SZYMBORSKA

Immaginare che ciò che è successo non sia accaduto. E, per un solo momento, rivivere un passato di ricordi ormai distrutto.

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