Bert Hölldobler e Edward Wilson scrivono: «Lo spettacolo offerto dalle formiche tessitrici, con le loro colonie costrette a continue schermaglie di confine come molte città-stato italiane, esemplifica una condizione che si trova in tutti gli insetti sociali. Le formiche, in particolare, si può sostenere che siano gli animali più aggressivi e più bellicosi. Esse superano di gran lunga gli esseri umani, quanto a cattiveria organizzata; al confronto, la nostra specie è gentile e mite. Il programma di politica estera delle formiche può essere riassunto così: aggressione ininterrotta, conquista territoriale e genocidio fino all’annientamento delle colonie limitrofe ogniqualvolta sia possibile. Se le formiche possedessero armi nucleari, probabilmente distruggerebbero il mondo nel giro di una settimana».
Estratto da: Bert Hölldobler e Edward Wilson, Formiche. Storia di un’esplorazione scientifica, Milano, Adelphi, 1997.
Nel suo Zibaldone, Giacomo Leopardi mette, al riguardo, i puntini sulle i:
«Gesù Cristo fu il primo che personificasse e col nome di mondo circoscrivesse e stabilisse l’idea [del mondo stesso in quanto] perpetuo nemico della virtù, dell’innocenza, dell’eroismo, della sensibilità vera, d’ogni singolarità dell’animo, della vita e delle azioni, della natura, insomma, che è quanto dire la società, e così mettesse la moltitudine degli uomini fra i principali nemici dell’uomo, essendo purtroppo vero che, come l’individuo per natura è buono e felice, così la moltitudine (e l’individuo in essa) è malvagia e infelice”».
Quindi precisa e sostiene come, in fondo, sia vero che l’individuo è per natura buono e felice ma, quando si fa moltitudine, diviene malvagio e infelice. Chissà, magari ciò vale anche per le formiche: una sola formica, isolata dal gruppo, potrebbe essere anch’essa buona e felice. Se la dovessimo vedere correre qua e là isolata e sola, non schiacciamola…
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