Il 10 aprile 2013 Franz Kafka scriveva: «[…] Felice, non voglio risposte alle mie lettere, voglio avere notizie di te, soltanto di te, voglio vederti in condizioni così tranquille come se io non ci fossi o fossi un altro, dovrei infatti tremare all’idea di poter ricevere le risposte che le mie lettere meritano. Ma dimmi una cosa sola, Felice, affinché io veda chiaramente da dove finalmente debba venire la decisione: dimmi, dalla lettera contorta, leziosa, inerte, sciocca che hai ricevuto giovedì scorso alla quale mi son già richiamato più volte, hai capito di che cosa si tratta? A rigore non dovrei parlare di nient’altro, è meraviglioso godere intervalli di pace, guardare te e dimenticare me, ma è da irresponsabili […]».
A margine e per inciso:
Spunti kafkiani utili alla riflessione in questo strano e originale periodo:
• «LASCIA DORMIRE IL FUTURO COME MERITA. SE, INFATTI, LO SI SVEGLIA PRIMA DEL TEMPO, SI OTTIENE UN PRESENTE ASSONNATO»
• «Odio l’attiva osservazione di se stessi. Interpretazioni psichiche come: ieri ero così e precisamente per questo motivo, oggi sono così per quest’altro. Non è vero, non per questo e non per quest’altro e pertanto neanche così o così. Sopportarsi tranquillamente senza precipitare, vivere come si deve, non corrersi intorno come i cani»
• «I genitori che si aspettano gratitudine dai figli (c’è persino chi la pretende) sono come gli usurai: rischiano volentieri il capitale pur di incassare gli interessi»
Da: “Lettere a Felice” e “Confessioni e Diari”
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