Fulvio Scaparro, Presidente MEDEFItalia, segnala come interessanti e utili sul piano personale e professionale le considerazioni ricevute il 9 aprile 2020 da E.B., amico scienziato e neuroradiologo. Le pubblichiamo volentieri.
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La domanda che si sente più spesso adesso è: “quando si potrà tornare a riaprire le gabbie?”, che sottende il pensiero: “quando non ci sarà più rischio ad aprire le gabbie?”
RISCHIO: il rischio ZERO non esiste (lo sanno tutti, dai medici ai piloti, ai finanzieri, agli assicuratori, ecc.). Quindi la vera domanda è: “quale è il rischio che siamo disposti a correre quando apriremo le gabbie?”
Da qui dipende la risposta. E’ ancora una volta una decisione politica, che però dovrebbe essere accompagnata da una chiara esposizione del concetto al popolo.
“Il governo decide che riapriremo quando la situazione sarà tale da poterci aspettare ancora mille (o diecimila, o cento, o un milione, o 2) morti da Covid-19. Nessuno lo saprà con certezza, ma più o meno quello sarà il prezzo che saremo disposti a pagare”. Quanto siamo (siete) disposti a pagare?
E’ ovvio che quelli che moriranno dopo la riapertura si incazzeranno (e magari avranno la faccia tosta di intentare cause legali) gridando ai quattro venti: “L’avevo detto io che non si doveva!! Bisognava riaprire solo quando si era certi che non c’era più pericolo (notate l’assenza di congiuntivi)”. Ma allora se non ora, quando? Il rischio zero non esiste.
CERTEZZA: da più parti si chiedono certezze agli scienziati. Se c’è una cosa che la scienza non può dare sono le certezze. E’ il bello della scienza. Tutto è in discussione sempre. Ma la discussione deve essere sostenuta da prove, esperimenti, ascolto di considerazioni contrastanti e pensiero logico, non fondata sul “è così, perché è così che mi piace” (vedi religioni, o complottismo, o chiacchiere da bar, ecc.).
Quando le cognizioni scientifiche vengono applicate, c’è sempre un grado di approssimazione, che deve rientrare in valutazioni prettamente statistiche. In medicina è tutto fondato sulla statistica. “Dottore, morirò di questo tumore?” “La probabilità di morire con questo tumore è il 10% entro un anno, il 50% entro 3 anni, il 75 % entro 10 anni (e il 100% entro 200 anni)”.
Il problema è ancora più chiaro nella medicina preventiva. Io sto benissimo, ma mi dicono che ho una stenosi di una coronaria, o di una carotide. Mi dicono che mi può venire un infarto o un ictus. Mi spaventano. Io sto benissimo. Allora pretendo di conoscerne le probabilità e mi dicono che con quella stenosi la probabilità di avere un ictus triplica. Acci! che paura!. Ma la probabilità di base quant’è? La probabilità di base è uno su centomila e quindi se triplica diventa tre su centomila (sempre piuttosto bassa), soprattutto se confrontata ai rischi di un intervento.
“Dottore, questo aneurisma può scoppiare?” “Non deve chiedere se può scoppiare. Tutto è possibile. Deve chiedere quanto è probabile che scoppi, e la risposta è che c’è una probabilità del 1% all’anno”.
“Dottore che vuol dire una probabilità dell’1% all’anno?” “Vuol dire che se prendiamo 100 persone con un aneurisma esattamente come il suo, ne vedremo scoppiare in media uno quest’anno, uno l’anno prossimo, uno fra due anni, ecc.”
“Ma allora è meglio fare un intervento per toglierlo!” “Certamente, soprattutto se glielo faccio io e se lei ha una assicurazione che può pagare”
“Ma dottore, l’intervento può andare male????” “Beh, nelle mie mani è difficile, ma se proprio lo vuole sapere, non deve chiedere se può andare male (può), ma quanto è probabile che vada male” “E quanto è probabile?” “Poco, il numero è circa il 5-6%. Il che vuol dire che 95 volte su 100 va bene. Vedrà che andrà bene, ma se dovesse andare male non dica che non glielo avevo detto”.
INCERTEZZA: Nel mondo moderno e nella cultura occidentale si ha la presunzione di poter/dover controllare tutto e se qualcosa va male ci deve essere qualcuno che ne è responsabile, che ne ha la colpa.
La certezza non esiste, soprattutto per quanto riguarda la sopravvivenza e la salute. E’ una questione di probabilità (come pretendere di vincere sempre giocando a poker)
Bisogna imparare a vivere con l’incertezza.
Vi consiglio questo libro: Gerd Gigerenzer, Quando i numeri ingannano, Milano, Raffaello Cortina, 2003