Scrive Erling Kagge; “Homo Sapiens ha sempre camminato. Fin da quando i nostri antenati hanno cominciato a girovagare, partendo dall’Africa orientale settantamila anni fa. La nostra è stata la storia di un cammino. Il bipedismo, ovvero la capacità di camminare su due gambe, ha gettato le basi per tutto quello che siamo oggi. La nostra specie ha camminato attraverso l’Arabia e proseguito fino in cima all’Himalaya, si è diffusa per tutta l’Asia, ha superato lo stretto di Bering ghiacciato arrivando in America o ha preso verso sud, fino in Australia. Alcuni hanno scelto la via dell’Occidente, verso l’Europa, e sono finiti in Norvegia. I primi uomini erano capaci di muoversi a piedi per molto tempo, di cacciare con metodi sempre nuovi su vaste superfici e di vivere un gran numero di esperienze. Questo stile di vita ha permesso al nostro cervello di svilupparsi più rapidamente rispetto a quello delle altre creature. Prima abbiamo camminato, poi abbiamo imparato ad accendere il fuoco e a preparare il cibo e infine abbiamo imparato il linguaggio. Le lingue create dagli uomini rispecchiano l’idea che la vita sia una lunga camminata”.
Erling Kagge sostiene, tra l’altro, che molto, nella nostra quotidianità, sia legato a ritmi veloci. Camminare è invece un’azione lenta. E in questo senso una delle più radicali che si possano compiere.
Ai giorni nostri, e proprio camminando, abbiamo incontrato COVID19, un virus che cammina a grandi passi, come se indossasse gli stivali delle mille leghe. E a ciascuno di noi, chiuso in casa, è impedito di camminare. Cogliamo allora questo stato necessario di cose scoprendo la lentezza e il bello di pensare a piedi nudi.
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