Cari lettori ( come scrivevano Manzoni o A.Dumas…mi sto montando la testa ) nove giorni fa la situazione è peggiorata: voci di “ un attacco a Yalgò entro 72 ore”, alimentate – e distorte- dall’immancabile passaparola hanno creato preoccupazione e paura. Le 2 suore nordamericane, insistendo sul fatto che “4 bianchi insieme costituivano un possibile, ghiotto bersaglio per i terroristi” ci hanno spinto ad un paio di giorni di vacanza a Kayà , 100 km a ovest, verso la capitale , sede del vescovo, da dove solitamente inviamo queste cronache. Riposo e visita al Museo Civico e al Museo dei forni antichi per i metalli; e visita con foto-ricordo a 3 ragazze alle quali finanziano un scuola professionale di sartoria. Domenica mattina, a metà strada sulla via del ritorno, arriva la mazzata: una strage ( 18 persone) nel villaggio di Lamandon, 25 Km (scarsi) a nord di Yalgo. Telefonate ansiogene, tra le quali spiccavano- come sempre, ahimè – quelle del nostro parroco Silvere. Notizie vere : l’arresto a Yalgo di 7 rifugiati complici o simpatizzanti di qualche gruppo ( banda) di terroristi,e fandonie tipo : una donna di Yalgo credeva che “ l’enfant di 20 anni “ –testuale- “fosse in giro a cercare l’oro: invece era in Francia a fare il terrorista, a uccidere francesi” Sic!.Per non farla troppo lunga, sintetizzo: Domenica 2 : torniamo a Yalgo per non lasciare le tre suore sole solette; Notte inquieta. Lunedi 3: S.Pauline e Suellen vanno a riposarsi a Kayà. Noi, malgrado le scuole siano chiuse per ordine del Prefetto, grazie alla presenza dei direttori riusciamo completare il lavoro dell’Aiuto scolastico in 2 scuole ( controllo dati e risultati; pagamenti da saldare, ricevute da riscuotere; più eventuali necessità, tipo acquisto e dono di uno zainetto, libri o gessetti..Prima del tramonto siamo di nuovo a Tougouri, ospiti della bella casa di Uliviero ( tre appartamentini a forma di Tucul circondati da un solido muro). Martedi 4: di nuovo a Yalgò. Il pozzo di Famanà ( a Yalgò: è vicino alla diga, la cui acqua giallastra però serve solo per i campi e per gli animali: il pozzo è per gli umani) è completato: messa la targa, fatto le foto, pagato il capomastro; il tutto con una certa fretta perché il pozzo è sulla pista che porta al villaggio attaccato ( anche se è a soli tre Km da Yalgo). Non pensiamo sempre al rischio; ma l’incontro con carretti trainati a mano o da asinelli, carichi di molti bambini e poche masserizie ci tiene sempre allertati. Al pomeriggio riceviamo la visita di alcuni “deplacès” che vengono a ringraziarci (vi) per l’aiuto alimentare. Prima del tramonto, solita breve visita alla famiglia di Bebè: le caprette stanno crescendo; già che ci siamo, regaliamo al gruppo di bimbi un’altra delle nostre palle imperforabili. Cena con finestre e porte oscurate, con Pascaline ( e i due gattini che stanno crescendo bene); poi notte silenziosa, perché Suellen e Pauline hanno portato con loro anche Pepì e Tupàs, i 2 cani che ogni tanto, rispondendo a latrati lontani, rompevano la monotonia notturna ( Viva la monotonia !).
Mercoledi ancora alle scuole . Al College “Valentina Giumelli” sistemiamo col direttore le questioni economiche e burocratiche e decidiamo di “investire” ancora nell’istruzione pagando l’anno scolastico a tre ragazze sfollate a Yalgò da 4 mesi: erano brave alla loro scuola, potrebbero anche recuperare il quadrimestre perso; ma, se anche non ci riuscissero, sappiamo che concorderete con noi che- comunque- far loro trascorrere il resto dell’anno scolastico tra coetanei e non solo tra profughi è una scelta scontata. Per accontentare le suore che ci ospitano, alla sera torniamo a Tougouri dall’amico Oliviero: stiamo pregustando una notte tranquilla, quando Ilia tremando ci avvisa che “stanno sparando”. Si vedono le luci delle case spegnersi, e si sentono in lontananza raffiche di mitraglia alternate a colpi singoli. Oliviero crede si tratti di un altro attacco alla gendarmeria, simile a quello che mesi fa ha già causato alcuni morti. Addio notte tranquilla, anche se mi aggrappo ad alcune “anomalie”: sulla statale il traffico è raro e costante, e mi aveva colpito la regolarità dei colpi d’arma da fuoco. Al mattino scopriamo che si era trattato di una esercitazione, di prove di tiro effettuate alla diga dalla Gendarmeria…! Senza nessun avviso, ‘sti burloni! Rientrati a Yalgò, completiamo, girando col fedele “Dinamite”, il giro della scuole: sono ancora chiuse, ma gli insegnanti ci sono. Stringere loro la mano non è un gesto formale; ma dà una stretta al cuore (e scusate il bisticcio). Al pomeriggio ci rechiamo in Municipio dove, salutando, ritiriamo la lettera di ringraziamento. Mentre rincasiamo, ho una breve discussione con la cuoca/direttrice del ristorante La Gazzella, che ci esorta a fuggire verso la capitale perché “sono già fuggiti il sindaco, il vicesindaco, il prefetto e anche Enzo- il “fondatore”della “Gazzella”…. A parte qualche esagerazione, non accetto la logica : e chi ha l’orticello, o le capre e non può fuggire.?.. Ancora qualche giretto, e le gli ultimi 2 palloni trovano i destinatari. Tornano le suore – e i cani- : Cristina dà una mano alla farmacia dove c’è ogni giorno una folla di pazienti . Il livello di allarme si sta abbassando; ma, a ritardare il sonno ora contribuisce il pensiero che tra poco ce ne andremo, lasciando questa povera gente in una situazione che anche voi potete capire: certo,per 4 anni abbiamo dato loro un Arrivederci sincero e rispettato; ma oggi? E i nostri Bambini: Bebè, Solange, Nadege, Louise , Brut..Soumailì ..? E’ veramente dura. Venerdi, senza dirlo alle suore, col loro Pick-Up ci avventuriamo fino a Guengò e a Tambifaogò ( 18 km di pista dalla strada nazionale): lì, breve ma intensa cerimonia della consegna dei 3 pozzi da noi/voi donati,con posa della targa, ritiro della gallina, foto di gruppo e rientro sani e salvi. Penultima notte a Yalgo: con le suore sono tornati anche i cani che ci sono mancati. Sabato ultimi acquisti al mercato( torce a ricarica solare per i compiti serali delle nostre bimbe), e strette di mano ( ci siamo “scordati” che molte delle stragi sono avvenute proprio contro gli inermi mercati). Giro di bibite al centro medico; ma le porto io una ad una, ci sono troppi pazienti per interrompere il servizio. Alle 15 arrivano Bebè col fratello, e altre 4 bimbe: tagliamo un Panforte,stappiamo succhi di frutta e CocaCola, cerchiamo di non annaffiare (troppo) col magone. Poi accompagniamo Bebè a casa, e salutiamo tutti offrendo alla madre qualche chilo di riso. Arrivederci, buona fortuna. Bilfù. Alle 17 momento di panico : Silvère( e dai!) ci telefona “Scappate, la gente di Yassù sta scappando!”. Contemporaneamente si sentono grida di donne, e passa un tizio in moto urlando qualcosa in un megafono ; ma in pochi minuti tutto si chiarisce: a Yassù erano solo ragazzi che rincorrevano un bue, le donne piangevano l’avvenuto decesso di un parente, e il megafono annunciava l’apertura domenicale del municipio per i documenti… Sabato sera ultima cenetta con le tre suore, 2 cani e 2 gatti. Non è il caso di sprecare parole. Ma delle ultime 48 ore in Burkina vi narrerò nella prossima, dall’Italia. Ora devo smettere perché poco fa mia figlia ci ha informati che il nostro vecchio gatto, Marx, ci ha lasciato, ed io non riesco più a vedere bene i tasti: lo so, con tutto quello che sta succedendo…: ma Marx, detto Poppo, ha dormito per quasi 18anni tra le nostre gambe o sul mio cuscino: e chi ha un gatto mi potrà capire.
A presto. Renato e Cristina, Ouagadougou 10/2/2020