DIPINGERE CON IL PENNELLO DELL’EMOZIONE IL SUSSEGUIRSI DEI GIORNI SOTTO L’ALBERO DAI MILLE COLORI

UVI e SOS Bambini gestiscono e organizzano le attività didattico-pedagogiche di tre Spazi Bimbi situati in tre zone di Milano. Le giornate, per l’arco dell’intera settimana e per tutto l’anno scolastico, vi si svolgono sotto un metaforico albero, chiamato “dai mille colori”. Come spesso accade nelle fiabe, l’albero, con la sua grande chioma di foglie colorate, invita al canto, alla danza, all’intreccio di parole, note e meno note. Una scuola materna alternativa alla scuola pubblica che ospita bambini di famiglie che, per le più svariate ragioni, non li hanno potuti iscrivere alla scuola pubblica. Ai genitori non è richiesto alcun contributo economico.
In queste tre classi si incontrano le vite e l’impegno di educatrici, volontarie, volontari e dei loro giovanissimi compagni di un’avventura educativa che merita di essere raccontata.
Abbiamo spesso sottolineato come un qualsiasi fenomeno, prima di essere spiegato, deve necessariamente essere descritto.
Angelica Mihoc, educatrice di uno dei tre Spazi, descrive – con il contributo che volentieri pubblichiamo – la propria esperienza emotiva e razionale.
Si tratta di un suo personale vissuto che – come tale – non può in alcun modo essere messo in discussione.

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Nella mia classe ci sono dodici bambini, tra quali Va. con un ritardo psico – motorio e nell’uso della parola; un bambino Idr. con alle spalle una situazione difficile (mamma maltrattata) e altri due bambini Kar, e Anv. con piccoli/grandi problemi.

Va. è una bambina affettuosa, dolce e tenerissima ma non riesce a fare proprio niente e spesso i suoi compagni si lamentano. Quando lavoriamo al tavolo, dopo cinque minuti comincia a girare per la classe. Quando cantiamo un po’ di canzoncine o facciamo ginnastica, rimane come incantata, si potrebbe dire bloccata. Ieri però – e per la prima volta – mentre eravamo in cerchio e cantavamo una canzone, ha collaborato per qualche minuto facendo tutto ciò che facevano i suoi compagni, anche se continuava a non cantare. Poi si è bloccata di nuovo, ma sono stata molto felice nel vedere che, per un momento, aveva cambiato atteggiamento. .

Idr. è un bambino molto difficile da gestire perché ha tantissima rabbia dentro e si vede ma nello stesso tempo è dolce, molto dolce… Anche durante l’appello dice sempre che è arrabbiatissimo. All’appello i bambini hanno a disposizione dei cartoncini che riportano svariati stati d’animo: felice/felicissimo/a; dispettoso furbetto/arrabbiato; triste/tristissimo con la lacrimuccia; tranquillo malinconico/assonnato/a; arrabbiato/arrabbiatissimo Ad ogni stato d’animo abbiamo abbinato un colore.
Ieri Idr., per la prima volta, ha detto che era un po’ arrabbiatissimo e un po’ dispettoso-furbetto. All’uscita ci ha poi salutato con l’abbraccio. Abbiamo infatti stabilito una regola: all’arrivo e all’uscita c’è un cartello con scritto “Come ci salutiamo oggi?” e ci sono 4 modalità di saluto : 1) stretta di mano; 2) batti cinque; 3) abbraccio; 4) bacio.
Oggi non sapeva bene all’inizio quale fosse il proprio stato d’animo, quasi un insieme di “arrabbiatissimo”, “un po’ dispettoso-furbetto” e “un po’ felice” , ma poi, prima dell’uscita, ci ha detto che era felice e il saluto sia all’entrata che all’uscita, ha assunto la forma dell’abbraccio. Per tutte noi si è trattato di un piccolo ma significativo dono.
Un altro bambino tende a stare sempre da solo e qualsiasi cosa che gli venga proposta, dice “no no , uffa, non voglio” . Ieri mi ha detto che voleva colorare con me. E’ molto in ritardo su in tutto: dal linguaggio, al lavoro al tavolo, al gioco libero. Il giocare a far finta che è un passaggio pedagogicamente importante e oggi questo stesso bambino mi ha preparato la colazione e ho fatto finta di bere il caffè e mangiare una fetta di torta. Idr. Ha voluto sottolineare che nella tazza non c’era niente, era vuota. Ma era il suo compleanno: ho fatto la corona e comprato la torta. Era molto felice.
Quando penso che invece al primo giorno di inserimento all’ uscita mi ha preso per i capelli, mi ha messo le mani al collo senza farmi del male, ma alla fine mi ha tirato un schiaffo veramente. La mamma ci è rimasta male…

Kar. è un bambino che arriva dalla scuola d’infanzia di San Siro dove ha trascorso due anni e mezzo. La sua famiglia si è trasferita in questa zona e, non trovando posto nella scuola pubblica, ecco che Kar. è stato accolto nel nostro Spazio. Ancora non sono riuscita a capirlo ma di sicuro mi sono resa conto che fa alcuni dispetti per dimostrare di avere una sua precisa personalità: fa tanti capricci, è un brontolone, ma alla fine se gli do un pò più di attenzione, riesco ad avere già delle soddisfazioni …

An. è uno scricciolo, un vero amore. Piccolino, magrolino, parla solo inglese e quando non riesce a comunicare (quasi sempre) piange. O meglio: fa finta di piangere. E’ molto tenero ma, sul piano della didattica, ha molte difficoltà: non sa tenere una matita in mano, non sa colorare o ritagliare. Invece gli piace giocare con gli altri bambini.

Per oggi è tutto.

ANGELICA MIHOC, Educatrice

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