LA SINDROME DEL BAMBINO SCOSSO Quando si scuote violentemente un bambino. E può capitare a genitori e maestre…

Di recente la morte di un bambino nel padovano ha messo in evidenza come ci sia ancora poca informazione su qualcosa che può capitare anche ai genitori più amorevoli.
Tre lettere. S.B.S. ovvero Shaken Baby Syndrome conosciuta come Sindrome del Bambino Scosso.
Il termine Shaken Baby Syndrome fu coniato nel 1972 dal pediatra/radiologo statunitense John Caffey, ma fu il neurochirurgo britannico Guthkelch a collegare le emorragie subdurali allo scuotimento. Ma quindi cos’è la Sindrome del Bambino Scosso?
La Shaken Baby Syndrome rientra tra le forme più gravi di maltrattamento nell’infanzia. Si verifica in genere nei primi due anni di vita del bambino con conseguenze gravissime anche nel lungo periodo. Le conseguenze possono essere letali e portare alla morte.
Consiste nello scuotimento violento, anche di breve durata, del corpo del bambino a seguito del pianto inconsolabile dello stesso. L’accelerazione e la decelerazione del movimento fanno si che il cervello del bambino si muova in modo asincrono con la scatola cranica, spezzando i legami con la dura madre portando alla comparsa delle emorragie. I danni di questo violento scuotimento si verificano a livello intracranico, spinale e anche retinico. Le conseguenze di questo gesto sono talmente gravi da portare anche a Leucomalacia, ovvero alla disgregazione cerebrale.
Questo non significa che da oggi non dovrete più prendere in braccio i vostri figli, o farli giocare al cavalluccio sulle vostra ginocchia. Su questo mettiamo un punto fermo. Il semplice gioco non può essere causa di lesione alcuna.
Non essendoci evidenti segni della Shaken Baby Syndrome all’esterno, risulta difficile fare una stima sull’incidenza. Il CDC di Atlanta (Center for Disease Control and Prevention) riferisce un’incidenza di 30-35 casi ogni 100.000 bambini.
So che state pensando: Ma io non scuoterei mai mio figlio per farlo smettere di piangere.
Credetemi che è assolutamente possibile.
Soprattutto nei primi mesi di vita del bambino, la mamma e il papà sono sottoposti ad un cambiamento radicale. Le paure e le insicurezze sottopongono i genitori ad un imponente impegno psicofisico ed ecco che quando il pianto del bambino diventa inconsolabile che il cervello di mamma e papà azzera qualsiasi risorsa e strategia di coping spingendoli ad afferrare il bambino e scuoterlo finché non smette di piangere.
Il National Center on Shaken Baby Syndrome dal 2007 ha attivato un programma, messo a punto dal Dott. Ronald Barr tra i maggiori esperti al mondo del pianto del bambino, per la prevenzione del’SBS il cui obiettivo è quello di ridurne l’incidenza e di supportare i genitori nella comprensione del pianto infantile.
Il programma prende il nome di Period of PURPLE Crying. Le lettere che compongono la parola PURPLE stanno a significare:
Peak of Crying ( il bambino piange maggiormente nei primi 2 mesi di vita e meno nei 3-5 mesi);
Unexpected ( il pianto del bambino può comparire in maniera inaspettata )
Resists Soothing (il bambino potrebbe non smettere di piangere nonostante i tentavi di calmarlo)
Pain-Like Face (quando un bimbo piange il suo viso da l’impressione stia provando dolore, ma non sempre è cosi9
Long Lasting (il pianto del bambino può arrivare fino a 5 ore al giorno)
Evening (i bambini tendono a piangere maggiormente nel tardo pomeriggio e la sera)
Conoscere il pianto del bambino ed accoglierlo come un naturale momento della quotidianità del bambino può aiutare ad evitare reazioni impulsive e pericolose.
Cos’altro possiamo fare?
Se ci troviamo da soli, il nostro bambino non smette di piangere, e avvertiamo la sensazione di perdere il controllo assicuriamoci di lasciare nostro figlio in un posto sicuro come può essere la culla e corriamo a chiedere aiuto ad un vicino. Questo fungerà da interruttore per il nostro cervello e ci farà tornare da nostro figlio con la lucidità necessaria a gestire la situazione.

ANTONIO VISCARDI
Dottore Magistrale in Psicologia Clinica e della Riabilitazione

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