LETTERE DAL BURKINA FASO. AUGURI, BRUTTONE!

Renato e Cristina, da anni volontari in Burkina Faso, hanno ripreso a regalarci – con le loro lettere – la sensazione di vivere la diretta esperienza di un’azione di solidarietà sociale effettiva e concreta. Le loro narrazioni danno voce e vita anche ai bambini e alle bambine che incontrano, come nel caso di Soumaili (“Bruttone”), mandato alla scuola coranica dove trascorre tutte le sue giornate. Renato e Cristina si augurano che la marini, andando magari a giocare con il pallone che gli hanno regalato l’anno scorso. Il tema riguarda da vicino chi si occupa di educazione, della prima e della seconda infanzia, come della pre-adolescenza, adolescenza e età adulta: come è possibile formare cittadini “liberi e pensanti”? Scuole a indirizzo unico, dove unici sono i valori di riferimento, pare non siano adatte, nel senso che difficilmente possono trasmettere quelle abilità critico-costruttive che sono alla base di una soddisfacente convivenza civile. Attenzione! Non si tratta solo di Corano, di Islam o di Bibbia ma di una generale visione delle cose del mondo che induca a pensare che questo stesso mondo si divide in Bene e in Male, dove il Male è l’altro, il diverso da…Mentre il Bene è tutto ciò che risponde alle uniche, indiscutibili e rigide categorie che la Scuola di riferimento impone. Il pensiero costruttivamente divergente non è ammesso.
Chiunque si occupa di educazione, pensa di aver ben chiaro quale sia il complesso di valori universali e trasversali a ciascuna delle società che costituiscono l’insieme del nostro pianeta? E come ritiene di fare in modo che tali valori e tali regole di comportamento si vengano a costituire come bagaglio degli alunni che partecipano all’avventura educativa?
Tanto per darne un’idea: se si riuscisse a diffondere, fin dalla più giovane età, la cultura del rispetto, per se stessi e per gli altri, sarebbe stato fatto un bel passo avanti.
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Da mercoledi 8 gennaio siamo di nuovo ( per la 5° volta, non l’avremmo mai detto) in Burkina. Anche quest’anno siamo alloggiati nella missione: la nostra camera è la stessa dell’anno scorso, riconoscibilissima anche dai numerosi chiodi da me infissi nel muro per appendervi cappello, torcia, termometro, sacchetti vari. ..). Accoglienza più che festosa delle tre suore: Pauline- Canada-, SueEllen ( o Suellen ? o Sueellen ?..devo decidermi a chiederglielo),della Luisiana e Pascaline-Burkina; c’è anche un’aspirante suora burkinabè, Bernadette : ha 35 anni, glie ne avevamo dati 18, non è molto loquace ( ogni tanto le domando qualcosa tipo:” Quanti abitanti ha il Burkina: così, per sentire la sua voce. Se non volessi sembrare blasfemo, direi che è ancora shoccata dalle apparizioni a Lourdes ! Ok, è una battutaccia). Da una settimana non ci sono attentati, e qui a Yalgò sembra che nessuno ci pensi: contrariamente alle informazioni via telefono, non vediamo una cittadina militarizzata : domenica attorno alla chiesa affollata non ho visto gendarmi o poliziotti: ci dicono che sono nelle vicinanze e controllano, ben mimetizzati, le vie di accesso. E noi ci crediamo.
La prima nota triste per noi riguarda Soumaili (“Bruttone”): non ci accoglie più col suo insistente “Messiù le bon bon!” perché non è più qui: la famiglia sembrava aver accettato la nostra offerta di pagargli la scuola, invece lo ha mandato alla scuola coranica, dove vive tutti i giorni. Ho già espresso le mie perplessità (eufemismo al cubo) su una scuola ove l’unico testo è un libro religioso scritto 1500 anni fa: spero che Brut ..Soumaili marini la scuola moltissimo per andare a giocare col pallone che gli regalammo un anno fa. Auguri, Soumaili ! Domenica alla solita lunghissima Messa la nuova chiesa ( a 300 m dalla nostra camera) era affollata: noi abbiamo scelto di stare come altri fedeli all’esterno, ma poi- as usual- siamo stati chiamati per il saluto di benvenuto. Dopo la breve spiegazione sul perché fossimo tornati malgrado il terrorismo ( sintetizzo: “per fare un dispetto ai terroristi”: applausi ), li ho invitati-incrociandoci con il nostro scooter- a salutarci non con un “Bonjour le blanc”( buongiorno , bianco”), perché io non sono”bianco”, facendo notare la differenza tra il mio braccio ed il colore bianco del panno che ricopriva l’altare : se avessi studiato al Liceo Classico probabilmente avrei sostenuto che “il colore della nostra pelle è unico, ed è il colore della razza umana”; venendo da studi più pragmatici ( Perito Industriale ) ho citato il colore del cioccolato, più chiaro quello al latte, più scuro il “Fondente”, ma sempre Cioccolato (applausi e risate). All’uscita della chiesa interminabile e simpatica serie di strette di mano, quindi visita a Bebè e famiglia: le2 caprette che avevamo loro regalato hanno iniziato a riprodursi: c’è un cucciolo e presto ce ne sarà un altro. Col nostro scooter (“Dinamite”, ricordate? ) ci siamo spinti fino a Yassù a salutare Elène- cui abbiamo portato una torcia a ricarica solare per studiare senza rovinarsi la vista col buio della sera –cioè tutti i giorni , poiché lei arriva a casa alle18, ora in cui per tutto l’anno (siamo all’Equatore) l’oscurità è incombente. Dopo i primi giorni passati a sistemarci e a gironzolare per ambientarci, con l’emozione di essere ormai “ di casa” e non destare più sorpresa e curiosità, oggi abbiamo incontrato il sindaco e l’assistente sociale: come previsto, la priorità dovuta alla presenza di diecimila “deplacès”- sfollati dalla frontiera col Mali- è il cibo : ridendo, il Sindaco ha concordato con me che “ se uno non mangia, la latrina non gli serve..” Era previsto, perciò abbiamo subito accettato di dedicare parte delle vostre donazioni all’acquisto di qualche tonnellata di riso e di mais per i deplacès. Poi penseremo ai pozzi. Grazie, alla prossima. Renato e Cristina 14 Gennaio 2020

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