FIABE, FAVOLE, CONTROFAVOLE E FILASTROCCHE

C’era una volta un re che disse alla sua serva: serva, raccontami una storia. E la serva cominciò: c’era una volta un re che disse alla sua serva: serva, raccontami una storia. E la serva cominciò: c’era una volta un re…E così si potrebbe andare avanti all’infinito. O anche: Pippo, cammina dritto se no ti metto sul giornaletto dove sta scritto: Pippo cammina dritto se no ti metto sul giornaletto dove sta scritto: Pippo cammina dritto…
E il bambino si addormenta, cullato dalla musica della voce della mamma, del papà, del nonno o della nonna. Le parole, quindi, sono prima di tutto note musicali sullo spartito dell’immaginario che riproduce se stesso fintanto che gli occhi si chiudono sull’ordine del giorno, lasciando che i sogni della notte arredano la sua mente.
Ecco due esempi di filastrocca, ritmo che rasserena.
Le favole sono altra cosa: hanno una morale che vorrebbe essere educativa. Per esempio, La cicala e la formica vorrebbe far passare l’idea che non va bene cantare tutto il giorno e non far niente – come fa la cicala – perché, giunto l’inverno, non si avrebbe nulla nella dispensa della propria casetta. La formica no, lavora sempre e così verrà a trovarsi nella felice condizione di avere da mangiare quando la stagione si farà rigida. Una morale che le Controfavole mettono in discussione: quando inizia a nevicare, la cicala – infreddolita – bussa alla porta della casa delle formiche, chiedendo un po’ di cibo. All’inizio non le viene aperto: hai cantato durante tutta l’estate e ora ben ti sta. Resta con la tua fame. Ma poi le formiche ci ripensano: la fanno entrare chiedendole di cantare portando così un clima di allegria mentre, tutte insieme, consumano allegramente il loro pasto.
Le fiabe sono altra cosa ancora. Affrontano i temi che maggiormente turbano il bambino. Per esempio, la paura di essere abbandonato. Pollicino viene portato nel bosco dai genitori, così poveri che non riescono più a dargli da mangiare. Abbandonandolo nel bosco sperano che qualcuno lo trovi e lo adotti. Per fortuna Pollicino, dopo le briciole di pane che gli uccellini mangeranno, si riempie le tasche di sassolini che lascia via via cadere consentendogli poi di ritrovare la strada del ritorno. Una volta giunto a casa, trova mamma e papà disperati per ciò che avevano fatto. Lo abbracciano e da allora vissero tutti felici e contenti. Ecco: il finale si raccorda con l’inizio delle fiabe: in un paese lontano lontano, tanto tempo fa…Un inizio e un finale che si costituiscono come scenario di un’avventura slivellata che consente al piccolo ascoltatore di rassicurarsi: tutto finirà comunque bene. Oltre a Pollicino, si pensi anche a Hansel e Gretel, che nella foresta trovano la casetta di una strega che cuoce i bambini per farne biscotti!
E a scuola? Educatori e educatrici dovrebbero avere nella propria bisaccia anche questi strumenti, che sono essenzialmente strumenti di relazione affettiva. Diversificati e in sintonia con la cultura di riferimento che sempre più spesso si differenzia a partire dalla provenienza della famiglia del bambino. Fiabe e favole africane, orientali o del Sud America, quali tematiche narrano? Ecco quindi la necessità di farselo raccontare da chi accompagna il bambino a scuola (materna o meno che sia). Un semplice ma non facile modo di tessere la tela della fantasia e della meraviglia: un bambino cui hai regalato la meraviglia sarà un portatore sano di pace.
E perché ciò possa accadere lasciamo i tablet chiusi nella loro confezione originaria. O, almeno, inutilizzati per un po’.
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