DA ANTONIO. ALLA CUCINA DEI PENSIERI 3. SCHIAFFO EDUCATIVO ? NO GRAZIE!!!

Sono padre ormai da più di 5 anni e fra qualche mese lo diventerò per la seconda volta. Negli ultimi 3 mesi che precedono il parto c’è sempre qualcosa a cui pensare, c’è da scegliere il nome, il primo vestitino e tutto ciò che possa renderne speciale e accogliente l’arrivo in famiglia.
Insomma, quello che fanno le migliaia di coppie ogni giorno che sono in attesa di ricevere il dono meraviglioso della Genitorialità.
La cosa purtroppo a cui nessun genitore pensa è quale sarà il giusto atteggiamento da adottare nell’educare il proprio figlio.
Si dà per scontato di avere nel nostro corredo genetico anche il modus educandi perché ereditato dai nostri genitori, ma non è esattamente così.
Succederà allora che utilizzeremo i metodi usati dai nostri genitori per educarci, perché quello è l’unico modello di riferimento con cui siamo venuti in contatto.
L’altra sera, durante una cena di famiglia, in un’iperbole di argomenti trattati, si è aperta una discussione su come sia giusto educare i propri figli e il leitmotiv è stato “ ogni tanto uno schiaffo male non fa”.
Ho cercato di avere una reazione composta, provando a far capire che in nessun caso è possibile accettare come punizione o sistema educativo un qualsiasi atto violento, ma in tutta sincerità non credo di aver convinto i miei commensali. Riproviamoci insieme e smontiamo alcune delle tesi che i pro-schiaffo portano a loro difesa
1) La violenza è altro, uno schiaffo male può fare!!!
Questa la frase che più vi sentirete ripetere dai pro-schiaffo
Quasi come ci fosse una scala di riferimento che determina la violenza. Per esempio, possiamo definire violenza un omicidio e definire una ragazzata se degli adolescenti portano via le coperte ad un clochard durante la notte? La risposta è una sola, NO! L’atto violento è qualsiasi azione che lede fisicamente o anche solo psicologicamente un altro individuo. E non esiste una scala di valori della violenza, uno schiaffo lede e offende l’altrui individuo pertanto è da considerarsi un atto violento.
Più avanti vedremo quali conseguenze può portare un’educazione basata sulle punizioni corporali.
2) Tu dagli uno schiaffo e vedrai che non lo farà più!
Questa è la convinzione più difficile da sradicare nella mente dei pro-schiaffo. La loro teoria è che se un bimbo ripetutamente compie delle azioni che gli sono vietate l’unico deterrente per fermarlo è la punizione corporale. Se gli do uno schiaffo imparerà la lezione e non lo farà più. Ma qual è il compito di un genitore? Interrompere un comportamento sbagliato o insegnare al proprio figlio perché quel comportamento non è corretto? Sappiate che nel caso dello schiaffo educativo non state insegnando nulla a vostro figlio, gli state solo mostrando una possibile conseguenza al suo comportamento. Il risultato sarà che il bambino commetterà quell’azione di nascosto accrescendo dentro se sentimenti quali l’ipocrisia.
3) Non ascolta e mi fa perdere la pazienza!!!
Questa è la scusa più comune. Perdo la pazienza, smetto di parlare e via con le sculacciate. Siete sicuri che sia vostro figlio a farvi perdere la pazienza o siete voi a perdere il controllo di voi stessi? Tutti i genitori vogliono che il proprio figlio sia ubbidiente, stia fermo e non dia fastidio. Di conseguenza alla minima variazione del comportamento desiderato si perde la pazienza e si punisce il bambino la cui unica colpa è quella di mostrare la sua personalità. Quando si è in prede ad una tempesta emotiva dobbiamo indirizzare la nostra rabbia su altro e non su nostro figlio che in quel momento ha solo voglia di esprimere se stesso. Ci dimentichiamo che abbiamo davanti un individuo con tutto quello che ne comporta.
Queste sono solo alcuni degli argomenti che portano a loro difesa i pro-schiaffo.
Vediamo ora perché le pene corporali non sono educative.
In paesi come la Svezia non è tollerata nessuna forma di violenza, e puoi essere posto in stato di fermo anche per un schiaffo dato a tuo figlio.
Tralasciamo la norma giuridica e vediamo 3 delle conseguenze nell’educare con la violenza i propri figli.
• Diversi studi scientifici ( per esempio Spanking and child outcomes: Old controversies and new meta-analyses. Gershoff, Grogan-Kaylor, 2016) hanno ormai dimostrato che le punizioni corporali hanno conseguenze negative: aumentano l’aggressività,fanno scaturire comportamenti antisociali e addirittura nell’età adulta possono portare a stati depressivi e far insorgere problemi di salute mentale.
• I bambini imparano che nella gestione del conflitto l’unica risoluzione è l’atto violento. Il bambino assimila l’impronta del genitore e attribuisce alla violenza un’identità di normalità. Il bambino non si porrà domande sul comportamento violento, lo esprimerà come fosse la norma da seguire nel caso di un conflitto.
• Porta a scarsa autostima e perdita di fiducia. Il bambino vede nel genitore un luogo in cui rifugiarsi dai pericoli, una figura che deve dargli protezione e quando riceve uno schiaffo non ha la capacità di capire il perché di un tale gesto, né come la persona che dovrebbe accudirlo e proteggerlo possa essere capace di un tale gesto nei suoi confronti. Nel bambino si genererà paura e insicurezza.
La letteratura scientifica degli ultimi 20 anni è ricca di studi che dimostrano i danni conseguenti da un’educazione basata su punizioni corporali, eppure ancora oggi mi capita di sentire neo genitori sminuire le sculacciate.
Perché lo fanno?
In realtà stanno cercando una giustificazione al loro atteggiamento. Un genitore che da una sculacciata al proprio figlio sta percorrendo la strada più semplice per far si che tutto rientri sotto il suo controllo. Non sta comunicando con il proprio figlio, sta esercitando un potere coercitivo solo per la ricerca di uno stato di quiete apparente che possa placare la tempesta emotiva che sta vivendo in quel momento. L’educazione basata su un sistema punitivo, se costante, evolverà in un’escalation di intensità con il rischio, non così tanto remoto, di sfociare in azioni di una gravità tale da non poter tornare indietro.
L’unico strumento su cui dobbiamo investire nell’educazione dei nostri figli è il dialogo. Parlare ai figli fin da quando sono nella pancia della mamma, mi verrebbe da dire. Questo non significa lasciarli liberi di fare qualsiasi cosa, ma attraverso il dialogo è possibile far comprendere quali siano i giusti comportamenti e quali quelli sbagliati.
Con il dialogo possiamo insegnare a gestire la rabbia e far si che da adulti siano in grado di affrontare la vita senza scorciatoie emotive.
Antonio Viscardi

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