Vi ricordate di Bebè ? E’ la ragazzina che, essendo stata ammalata ( anche a causa della morte di un fratellino e dell’abbandono del padre) aveva saltato l’anno scolastico ‘16/17: 2 anni fa avevamo convinto la madre a farle riprendere la scuola, avremmo pagato noi le spese ( aggiungendo un piccolo aiuto per la famiglia). Bebè non ci ha deluso: è stata tra le migliori della sua classe, e ha iniziato bene anche l’anno scol. ‘18/19. Bebè è una dei 40 giovani burkinabè ai quali- con l’aiuto di 39 di voi- cerchiamo di dare una chance in più facendoli arrivare almeno alla licenza elementare: cioè alla possibilità di un lavoro che non sia quello del pastore o del bracciante , che, alle femmine, spalanca le porte ad un matrimonio combinato, forzato e precoce. ( Per la cronaca: dei 40, 7 sono ragazzini /e ai quali offriamo il “college”, cioè la scuola media, che già frequentano). Bebè vive con madre, zia, fratello ( Soulimane, un altro degli “aiuti scolastici”) zia , cuginetto nonna ed altri non identificati in un “cortile” (virgolette d’obbligo) con tre casupole e la “cucina in comune”: cioè, tre paioli anneriti su quattro sassi, nei quali cuoce sempre e solo il Tò, la loro polenta di miglio, che condiscono con salsa di arachidi. Insomma, un piatto etnico che a Milano – zona navigli – farebbe furore … Sic! Abbiamo variato la loro dieta portandogli un paio di angurie ( circa 50 cent. di euro al chilo): per Natale porteremo un po’ di riso . Anticipo la vostra domanda: perché Bebè e la sua famiglia? E’ la più povera ? Chi segue le nostre cronache dall’inizio sa che ci ponemmo la domanda fino dai primi giorni: la risposta di allora non è cambiata. Sappiamo che, per quanto ci sforzassimo di cercare i più bisognosi, ignoreremmo sempre qualcuno (molti) che sta peggio: perciò, o ci si macera nell’incertezza- e nel senso di colpa- o si decide di far fare a qualcuno “Tombola “ ( o almeno, “cinquina”), cioè“Bingo” come al già citato capretto.
Bene, torniamo all’impegno per la comunità , cioè a quelle opere che – sempre grazie al vostro aiuto- abbiamo realizzato o realizzeremo: quest’anno, i pozzi dell’acqua. Accompagnati dall’abbè Clement, martedi ci siamo recati a Dargò ( 100 km di sterrato): ospiti di Brunò, oggi parroco di Dargò, abbiamo visitato 2 scuole e incontrato i 10 bimbi ai quali paghiamo gli studi. Io e Cris non riusciamo a farci l’abitudine: ogni saluto, ogni stretta di manina, ogni sguardo sono un groppo che ci sale alla gola; ma poi scende, e sono momenti molto belli, che vorremmo sapervi trasmettere (ma anche questo l’abbiamo già detto, quindi : tiremm’innanz!). Infine, guidati da don Brunò abbiamo raggiunto i 2 luoghi ove , dopo una verifica effettuata da rabdomanti locali, inizieranno gli scavi per 2 pozzi “semplici” , cioè: 130 cm di diametro, rivestimento e muretto in cemento, profondità 10-12 m., senza pompe: corda, secchio e olio di gomito. Torneremo a Dargò in gennaio per verificare (e documentare) la nascita dei pozzi. Tornando a Yalgò, abbiamo deviato per andare a rivedere il primo pozzo da noi finanziato, quello di Tambì Faogò. Due donne vi stavano attingendo e abbiamo subito notato l’assenza di colore dell’acqua che stavano versando nei bidoni: acqua trasparente, acqua PULITA. Il nostro ricordo è corso a 2 anni fa, al colore giallo-argilla dell’acqua che estraevano da quel pozzetto 40 x 40 cm : “e il naufragar ci è dolce in questo mare” ( grazie Giacomo ). Basta poesia, basta romanticismo: torniamo alle questioni pratiche: per es, al fatto che , dalle suore che ci ospitano, per motivi che non abbiamo ancora afferrato, l’acqua corrente manca per molte ore al giorno, e ci siamo adattati all’uso di secchi e catini. Le due suore americane sono molto simpatiche, spesso pranziamo con loro, facendoci anche quattro risate: S.Pauline (Quebec) dialoga bene in francese e in inglese; Suellen (New Orleans) parla un misto francese- inglese che ricorda il Gramelot di Dario Fo. Ci sono anche due “aspiranti “ suore, 2 ragazze nigeriane: sapere quale sorte tocca a migliaia di giovani nigeriane in Italia spunta qualsiasi argomento che volessi usare contro tale scelta. Quello che ci pesa un poco sono gli orari delle nostre suorine: ogni giorno si alzano alle 5 per andare alla Messa ; pregano più volte al giorno ( pensavamo che ciò che fanno quaggiù valesse già come molte preghiere…), gestiscono il Centre Medical che è diventato la più importante realtà sanitaria della regione : ci sono anche la casa per una levatrice e quella per il medico, da voi finanziate…; ri-pregano cantando; e, dopo cena, si sciroppano un’oretta di telenovela made in Bombay. Passando a salutarle, le rimprovero :” les seurs qui regardent histoires d’amour!! Le suore che guardano storie d’amore!!”; quindi ad alta voce reclamo l’intervento di Teophile- il nuovo vescovo appena nominato:- “Teophile, viens, regarde le seurs..” e con un’ultima risata ci congediamo. A questo punto sono GIA’ le 20 e 30: leggiamo un po’ e, stanchi della giornata sempre faticosa ( alle 14 si arriva ancora sui 35 C°) e confortati dal fatto che il mio orologio con l’ora di Milano segna GIA’ le 22, crolliamo addormentati, cullati da una temperatura che sta meravigliosamente scendendo verso i 18-20 gradi dell’alba. Tra pochi giorni sarà Natale, il nostro secondo Natale qui in Burkina: tutte le scuole chiuse, attività ridotte anche qui, in un paese a maggioranza mussulmano. Ne riparleremo; ma una piccola anticipazione è obbligatoria : non chiedetemi di fare un confronto tra il NOSTRO Natale, anche quello meno consumistico, ed il Natale di Yalgò : ci è impossibile fare una comparazione ( in termini matematici, stiamo parlando di “grandezze incommensurabili tra loro” ). Forse nella capitale, nelle grandi città come Bobodioulasso: non qui. Per finire, un quesito: Quali sono i tre misteri della fede ? 1: Cosa pensano i Gesuiti; 2: quanti soldi hanno i Salesiani; 3: quanti sono gli Ordini della suore ( fonte : Caritas Ambrosiana). Bonne nuit e Amina!
Renato avec Cristina