PAROLE AL DI QUA E AL DI LÀ DEL CONFINE (a zonzo con lo zenzero)

Dizionari e antologie ben si prestano a favorire quel particolare arredo della mente che va sotto il nome di “sogno”. E, per poterli non perdere di vista, occorre che siano sempre e per prudenza, sogni molto grandi. O almeno questa era l’opinione di Oscar Wilde, opinione che noi condividiamo senza se e senza ma, come si suol dire.
Si tratta, a ben vedere, del potere evocativo di queste stesse parole: da una parte del confine, l’oggi e la quotidianità; dall’altra parte, il domani e la speranza. La parola è un benevolo Caronte che ci conduce, ci guida e ci fa attraversare una frontiera altrimenti invalicabile. A una condizione: che la si rispetti e se ne riconosca autonomia e originalità.
Alle parole non piace starsene mute e schiacciate tra le pagine chiuse di un qualsiasi Vocabolario. Tristi e depresse, attendono che qualcuno le liberi. Una volta all’aperto – però – diventano allegre e, vivaci, raccontano e ci fanno sognare. A volte, i più fortunati riescono addirittura a immaginare l’inimmaginabile.
Facciamo un breve esperimento e apriamo a caso una singolare raccolta di vocaboli (Carnevale Schianca E., La cucina medievale. Lessico, storia, preparazioni, Firenze, Olschki, 2011)
Alla voce “Galle di gengiove”, leggiamo: “Componente che si trova tra gli ingredienti di una salsa a base di uva passa, mandorle, garofani, zucchero e vino “. E subito, nel caso fossimo sufficientemente tranquilli, ritornano alla memoria antichi ricordi scolastici: proprio le “Galle di gengiovo” – infatti – partecipano allo scherzo che Bruno e Buffalmacco fecero a Calandrino dopo avergli rubato un maiale cui il medesimo Calandrino teneva molto (Boccaccio, Decameron, VIII, 6). Per puro dovere di cronaca riferiamo che “gengiovo” è il termine arcaico con cui si indicava lo zenzero.
Ecco allora che una sola parola, e per di più “antica” (Gengiovo), evoca sapori, ricordi, immagini e pensieri. Per esempio: se Bruno e Buffalmacco vivessero ai nostri giorni, quale scherzo potrebbero inventarsi? E Calandrino, oggi, chi mai potrebbe impersonare? Scherzi se ne facevano, se ne fanno e sempre se ne faranno. È comunque e sempre una questione di stile, oggi come ieri.
Ma anche il termine “zenzero” (versione moderna di “gengiovo”), liberato dalle catene inchiostrate del libro, ci porta a spasso nel giardino dei pensieri immaginati: cibo afrodisiaco (da Afrodite, nata dalla schiuma del mare, dea della bellezza e dell’amore), ha dato il nome a Zenzy, un omino di pan di zenzero protagonista della saga il cui interprete principale è Shrek, un orco verde dal cuore buono, che vive tutto solo in una palude. Zenzy è stato creato dall’uomo focaccina ed è alto pochi centimetri. Adora i propri bottoni e odia perderli.
Il lettore esigente e rigoroso non si affatichi a cercare senso e significato di questa noterella: non si può capire ciò che non si è capito già. Come insegna Francesco Guccini
Lo Spirito Folletto

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