E venne il Danzatore.
Non Lui. Ma la sua maschera nel mondo.
Anche se si fa lieve ad ogni gesto,
è travestito. E tornerà, fra poco,
il borghesuccio che (quando rincasa)
per la cucina, accede alla sua stanza.
Non voglio queste maschere incompiute!
Meglio la marionetta, ch’è totale.
Sopporterò l’involucro ed i fili,
e questo suo volto fatto di apparenza.
Eccomi. Son pronto allo spettacolo.
Anche se dentro muoiono le lampade,
ed una voce mormora: si chiude;
anche se spira dalla scena il vuoto
in un soffio di cenere e di freddo;
ecco, rimango. Ché qualcosa resta,
da contemplare.
Non è giusto se attendere mi piace
innanzi al palco delle marionette ?
E farmi, dentro, tutto quanto e solo,
occhi voraci ?…In sino a quando, alfine,
a pareggiare il peso degli sguardi
ecco un Angelo attore che discende
sovra quel palco,
per raddrizzare le marionette in piedi.
La marionetta e l’Angelo, nel mondo.
Ed ora lo spettacolo incomincia.
R. M. Rilke (1875-1926), La Quarta Elegia.
In: Rilke, R.M., Liriche e poesie, Firenze, Sansoni, 1951, pp. 379-383