FORSE QUENEAU. ENCICLOPEDIA DELLE SCIENZE ANOMALE

“Se vogliamo fare qualcosa di buono, dobbiamo apparire eterodossi, problematici, pericolosi e disubbidienti a coloro che ci hanno preceduto” (John Maynand Keyns).
“Se vuoi diventare un vero scienziato, pensa almeno un’ora al giorno in maniera opposta a quella dei tuoi colleghi” (Albert Einstein)
Il senso delle perle incastonate di un pensiero dissonante – sostengono gli Autori – consiste nella funzione tonica e stimolatrice che svolgono gli indirizzi eterodossi. L’assurdo e il surreale generano pensieri di massima consistenza pratica e applicativa. Idee e pensieri, quindi, interessanti per chiunque, a vario titolo, si occupa di cultura organizzativa in senso ampio.
Il testo è strutturato come una vera propria Enciclopedia, con numerose voci suddivise per aree scientifiche: Teorie elaborate da scienziati mattoidi, Teorie inventate da Letterati e Artisti, Teorie comiche, Fantascienza, Teorie alternative alla scienza ufficiale, Teorie scomparse, Teorie potenziali, Teorie bizzarre, Scienze magiche e religiose, Studi su scienziati mattoidi.
Contrariamente a ciò che si insegna nelle Università e nei corsi aziendali, le organizzazioni umane si caratterizzano per un alto tasso di illogicità. Ecco allora che l’illogico che questa Enciclopedia ci propone, diventa strumento di conoscenza paradossalmente razionale di una realtà che razionale il più delle volte non è.
Dalla A alla Z, come si conviene. Ecco allora una delle prime voci, riletta e ironicamente commentata ad usum delphini, cioè nostro:
Arti divinatorie
Il conoscere gli avvenimenti futuri (per esempio: il fatturato della mia azienda aumenterà ? E di quanto ? O anche: l’obiettivo organizzativo “Zero infortuni” sarà raggiunto entro fine anno ? Le azioni comperate in Borsa che andamento avranno ? E la vita dei miei figli, sarà serena ? E serena potrà essere la mia vecchiaia ?) rientra da sempre nelle (pie) illusioni degli esseri umani.
Tra l’altro, lo sforzo per rendersi conto, con congruo anticipo, di ciò che accadrà, comporta spese non indifferenti: specialisti di ogni ordine e grado vengono assoldati perché forniscano elementi utili alla conoscenza dell’articolarsi delle cose future. Il più delle volte con risultati scadenti.
Le arti divinatorie riguardano in larga parte la capacità di registrare (ascoltare, appunto, oltre che sentire) tutti quei segnali deboli che normalmente non vengono percepiti e che tuttavia appaiono rilevanti e significativi proprio per quel che concerne gli accadimenti futuri.
Segnaliamo al riguardo alcune forme di divinazione che potrebbero risultare di una qualche utilità, se non altro perché molto meno costose dei servizi offerti dalle più diverse Società di consulenza, Marketing e indagini di mercato.
Aereomanzia: aria che provoca increspature sull’acqua. Agalmatomanzia: movimenti reali o illusori di una statua. Alettromanzia: modo di beccare dei galli. Aracnomanzia: movimenti dei ragni. Blefaromanzia: moto delle palpebre. Bostricomanzia: riccioli di un fanciullo agitati dal vento. Cledomanzia: interpretazione di parole udite casualmente. Domispicina: osservazione di tutto ciò che avviene in casa. Melanomanzia: macchie di inchiostro su un foglio (che vi si sia ispirato Rorschach…?). Nigromanzia: cose nascoste in recessi oscuri. Oculomanzia: esame dell’occhio per scoprire se il soggetto è un ladro. Onicomanzia: chiazze bianche sulle unghie. Otonecomanzia: ronzio dell’orecchio. Petchimanzia: spazzolatura di un abito.
Per arrivare ad una delle ultime voci:
Ziologia, Studio sugli zii
Il termine è impiegato per la prima volta nel 1981 da Luisa Coeta e successivamente ripreso da Dante Zanetti (1925). Quest’ultimo Autore parte dal considerare che la lingua italiana (a differenza del latino o di altre lingue) non distingue tra nipote di nonno e nipote di zio e nemmeno tra zii paterni e zii materni. Lo studio di Zanetti si conclude con un accenno alla figura dello “zio postmoderno” la cui emancipazione dal sistema famigliare e l’aura di spregiudicatezza sono tali da facilitarne la comunicazione con i giovani.
In fondo, la figura dello zio in Mon Oncle, di Jaques Tati, può a pieno diritto definirsi “zio postmoderno”.
Albami, P. – Della Bella, P., Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale, Bologna, Zanichelli, 1999. Testo consultabile – previo appuntamento – presso la sede UVI

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