Il nostro Blog: un invito a esperienze che possano essere condivise da persone reali in un luogo reale
Oggi “comunicare” e “connettersi” sono termini sempre più ricorrenti in conferenze, libri e specifici corsi. Curiosa evidenza nell’epoca delle comunicazioni, in cui siamo tutti “connessi” e, come pescatori o pesci, comunque sempre “in rete”.
Una rete, per certi aspetti indubbiamente straordinaria e utile, per altri invece segnata da smagliature e buchi reali, che nessun filo virtuale sembra poter rammendare.
Qualcosa non funziona: dov’è il guasto?
E’ nel rapporto umano, sempre più “essenziale”, cioè convenzionale e impersonale, privato della sua ricchezza e autenticità. La parola scritta sul piccolo o grande schermo non può trasmettermi lo sguardo, il sorriso o il corruccio, il tono della voce e la gestualità del mio interlocutore, né io posso manifestargli pienamente me stesso.
Quali messaggi ci scambiamo, se mancano gli elementi vitali della comunicazione, gli alimenti affettivi ed emozionali della relazione?
Ecco perché, paradossalmente, più comunichiamo, attraverso i canali virtuali, e più cresce la solitudine, persino il disagio di trovarci d’improvviso davanti alla persona reale.
Ed ecco farsi strada in libreria, tra i molti manuali dell’autostima e del successo, anche quelli che vogliono insegnarci a comunicare, prova di un effettivo bisogno, prontamente sfruttato editorialmente, di ritrovare il significato vero della comunicazione, la dimensione umana della parola, che non può prescindere dal suono e dal silenzio, dal calore della presenza.
Certo, la parola scritta può anche essere meravigliosa, e la penna di un artista può compiere prodigi stilistici, ma un quadro o una foto non potranno mai sostituire l’emozione di un paesaggio reale. E qui parliamo di rapporti umani, di relazioni quotidiane.
Se, giustamente, è stato detto che “esistere è essere in relazione”, è la nostra esistenza che è in gioco. Se è vero che, secondo Aristotele, l’uomo è “un essere sociale per natura”, allora è la nostra stessa natura ad essere messa in discussione.
Forse dobbiamo davvero reimparare che cosa significa stare fisicamente di fronte ad un’altra persona e vivere la meravigliosa esperienza di comprenderla e di sentirci compresi. Occorre ritrovare il coraggio di toccarci, senza dissimulare il disagio con l’alibi della malizia, e riscoprire il prodigio del comunicare.
Il termine stesso “comunicare” implica la dimensione comunitaria, quella naturale voglia di stare insieme per condividere sentimenti e pensieri, cioè il tesoro dell’esistenza, esigenza che proviamo tutti nel profondo, nelle radici del nostro essere, che oggi soffrono l’aridità della diffidenza, della paura e della solitudine.
Allora, si potrebbe obiettare, perché questo nuovo sito, questo blog? Parole, magari anche motivate, ma pur semplici parole…
In parte è vero, è difficile sottrarsi a certi limiti, tuttavia queste parole, e quelle che seguiranno, esprimono la ferma intenzione di non esaurirsi in un articolo, ma di offrire testimonianze e soprattutto proposte: proposte di incontri con persone reali in un luogo reale. Sono un biglietto d’invito a esperienze che possono essere condivise.
Cesare Peri
.