Recensione del libro di Cristina De Stefano “IL BAMBINO è il MAESTRO”.
Vita di Maria Montessori”, ed. Rizzoli 2022
La Biblioteca dell’UVI, farmacia del pensiero di volontarie e volontari, si accresce di un volume pubblicato di recente, segnalato e recensito da Maria Chiara Tronconi, che ringraziamo. Un valido strumento di lavoro per chiunque si occupa di educazione, intessendo e elaborando le più efficaci strategie di ascolto dei bambini, a loro volta maestri di vita.
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“Chi era davvero Maria Montessori?” Questa è la domanda che ha dato vita al nuovo libro di Cristina De Stefano. In un lungo racconto frutto di anni di ricerche, l’autrice ci racconta la vita e il pensiero di questa donna geniale che ha rivoluzionato non solo il mondo della pedagogia, ma il modo stesso di guardare il bambino. Perché è proprio questo l’atto rivoluzionario di Maria Montessori, l’atteggiamento che ha avuto verso l’infanzia e l’adolescenza. Le sue massime sull’educazione si ritrovano un po’ ovunque, ma cosa sappiamo di questa donna difficile, caparbia, rivoluzionaria che tra la fine dell’Ottocento e il 1952 ha smosso le coscienze e le conoscenze di pedagogisti e insegnanti in ogni parte del mondo, dall’Europa alle Americhe fino ad arrivare in India? Le opinioni su di lei e sulle sue teorie sono spesso contrastanti e contrastate, c’è chi la vede come una scienziata illuminata, chi come un’opportunista, chi come una Maestra di vita, d’altra parte solo una mente molto brillante e molto caparbia poteva riuscire in quello che ha fatto. Cristina De Stefano ce la racconta in ogni suo aspetto, senza sconti e senza idolatria, a partire dall’infanzia a quando, laureata in medicina quando davvero poche donne potevano farlo, inizia a lavorare in ospedale, osteggiata dai colleghi che sono esterrefatti da quella bella giovane che si muove con sicurezza tra le corsie. Maria Montessori è instancabile: dopo il lavoro fa volontariato nei quartieri più poveri di Roma dove si rende conto delle condizioni miserabili in cui vivono molte donne con i loro bambini e da lì prende vita il suo femminismo che la porterà in prima fila nella lotta per i diritti delle donne. Ma è solo quando il suo amante, Giuseppe Montesano, diventa primario del manicomio di Roma, che entra in contatto con i cosiddetti bambini “frenastenici”, bambini “deboli di mente”, in realtà bambini in difficoltà, malnutriti, rachitici, sordi o ciechi che, non potendo frequentare la scuola, vengono abbandonati in manicomio. Osservandoli ha la sua prima, fondamentale intuizione: questi bambini hanno fame, non di pane, ma di esperienze! Come giovane medico, inizia a seguirli e li osserva, studia i testi pubblicati anni prima in Francia e negli USA, riprende il metodo di Séguin e costruisce lei stessa degli strumenti di gioco per questi bambini che, immediatamente, rispondono in modo positivo agli stimoli. Da questa esperienza fondamentale, e grazie anche al suo attivismo come volontaria nei quartieri più poveri, intuisce che quello che è vero per questi bambini svantaggiati è ancora più vero per i bambini cosiddetti normali. Ecco che nasce così nel quartiere di San Lorenzo la prima Casa dei Bambini, come si chiameranno da quel momento in poi tutte e scuole in cui si praticherà il suo metodo. Un metodo a cui lei tiene in modo ossessivo e a cui dedicherà moltissimo tempo nell’intento di trasmetterlo in ogni Paese dove si voglia aprire una Casa dei Bambini. La sua meticolosità la porta ad avere una vera e propria mania del controllo che, unita a un carattere molto forte, la rende capace di grandi arrabbiature che la isoleranno, soprattutto in Italia, ma anche di grande umorismo e generosità, che la renderanno amatissima dai suoi “discepoli” più fedeli.
La Montessori fu una donna complessa che susciterà molte simpatie, ma anche molta avversione, soprattutto tra gli accademici. Eppure, i problemi che si ripetono negli anni in ogni angolo del mondo, non la fermeranno mai. Ha alcune grandi intuizioni che verranno confermate molto più tardi dalle neuroscienze, come il fatto che l’amore è la chiave per accedere al mondo dei bambini, oppure che già i neonati hanno capacità di attenzione e di apprendimento, che le ferite psichiche devono essere curate esattamente “come si fa con quelle fisiche, anzi di più”; il suo lavoro non si limita all’ambito scolastico, la Montessori ha creato un punto di incontro tra pedagogia, psicologia, sociologia, scienze cognitive e persino teologia. La sua domanda di fondo: “Cosa significa essere bambini?” trova forse una risposta dopo la sua esperienza indiana, quando intuisce che è difficile per un adulto capire un bambino perché tra le loro menti c’è una distanza siderale, “le impressioni non solo penetrano nella mente del bambino, esse si incarnano in lui”. Capisce che esiste un nesso profondo tra solitudine, concentrazione e creatività. Spesso noi adulti tendiamo a interferire nel gioco del bambino, mentre lui è concentrato a capire. Dobbiamo imparare a osservare e a lasciare libera la creatività dei piccoli, ovviamente all’interno di regole definite.
Ciò che rende davvero affascinante il testo della De Stefano è che è non solo il racconto della vita di Maria Montessori, ma anche un bellissimo affresco della società in cui ha vissuto e combattuto le sue battaglie. Una storia avvincente, che vale la pena di essere letta, perché ci offre uno spaccato storico e disciplinare, ci dà la chiave per guardare con occhi diversi ogni bambino con cui avremo a che fare e che potrebbe cambiare, come ha fatto Maria Montessori, il modo di guardare al mondo dell’infanzia.
M. Chiara Tronconi
Interessantissimo!! Grazie Chiara, ci hai dato un assaggio molto stimolante. Lo leggerò sicuramente, mi interessa molto anche la parte storia.
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