Abbiamo ricevuto una cartolina illustrata (è ormai così raro riceverne): “Molti auguri e cari saluti” e l’avvertenza che abbiamo ripreso nel titolo: “La vita è piena di incroci. Di coincidenze che vanno e vengono come miraggi”. Firmato: Dario.
Dario Ceccarelli ha di recente pubblicato un libro che affronta il tema della rivalità: Quasi nemici. Le grandi rivalità – pubbliche, private e molto spericolate – che hanno infiammato la storia del ciclismo, Argelato (Bo), Minerva, 2021.
Undici i capitoli: Diavolo rosso e Manina, Il campionissimo e il purosangue, Il grande Airone e Ginettaccio, Vorrei avere la maglia nera, I Signori degli anelli, Il divo e il suo secondo, ancora tu, c’eravamo tanto odiati, L’angelo e il diavolo, il mito del Pirata, Il genio ribelle e lo sgobbone. Si sfogliano pagine leggere e profonde che, raccontando ciclismo e corridori, dicono anche – e, forse, soprattutto – di quanto insondabile sia l’animo umano, “imprevedibile folletto che si diverte a sparigliare il mazzo, a rovesciare i pronostici, a sorprenderci di tornante in tornante”.
Educatori, volontari, psicologi in formazione o meno, hanno a che fare ogni giorno con imprevedibili folletti. Insegnanti e genitori, giovani e meno giovani, un po’ tutti, insomma, indossano una maschera per nascondere tensioni aggressive e rivalità. Ecco allora che lo sport (nel nostro caso, il ciclismo) opera un’azione salvifica: ci libera dai “vincoli dell’ipocrisia e dai rigidi paletti delle convenzioni”.
La rivalità è del resto parte integrante dell’essere nel mondo di ciascun vivente: la vita, spesso, ci è rivale e la Natura e il Destino. Il più delle volte, poi, il rivale più pronto a farci lo sgambetto siamo noi stessi. L’azione e la pratica didattico-pedagogica che vede UVI impegnata nel campo dell’educazione, si articola in sintonia con il piano di ragionamento e riflessione critico-costruttiva desumibile dal lavoro di Dario Ceccarelli. La rivalità viene riconosciuta (e resa riconoscibile) in quanto forma energetica che assume il ruolo e la funzione di positivo paradigma esistenziale.
Il fine ultimo è comunque quello di imparare e insegnare a sognare. Perché, in fondo, “Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” (Shakespeare).
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Bellissimo e interessante spunto. Lo sport insegna da sempre a piccoli e grandi, la sfida e la competizione sempre stimolanti !!! Grazie una bella idea
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