Il consiglio che Kurt Lewin avanza a educatori, volontari, insegnanti
“Un fenomeno, prima di essere spiegato, deve assolutamente essere descritto” (S. Freud, 1921). Bene. Ma come? Kurt Lewin ci viene in soccorso. E attenzione! Non si tratta di questione meramente di natura teoretico-filosofica. Ma, al contrario, dai contenuti pratico-operativi di massima consistenza. L’esempio è semplice: un bambino vuole magiare la marmellata (una “forza” lo spinge verso l’obiettivo che si sta dando); ma incontra una “barriera” (la mamma che gli dice che se non si lava le mani, non potrà magiare la marmellata): una “forza” viene quindi a manifestarsi in quanto contraria a quella che lo spinge verso il “mangiar la marmellata”. Quale delle due forza sarà “vincente”? basterà – nota Lewin – applicare il parallelogramma delle forze.
Quest’ordine di riflessione rinvia al concetto più ampio di “spazio di vita”, che deve essere inteso come la totalità degli eventi possibili. «Ogni mutamento nella situazione psicologica di una persona non significa altro che questo: sono attualmente possibili (o impossibili) certi avvenimenti che prima erano impossibili (o possibili)».
La naturale declinazione nel contesto didattico-pedagogico-educativo risulta di una limpida chiarezza.
«E’ chiaro – scrive Lewin – che si dovrà rappresentare con una certa ampiezza l’ambiente fisico che circonda l’individuo, ad esempio la stanza nella quale si trova, la disposizione dei mobili e di tutti gli oggetti per lui al momento importanti; inoltre, in alcuni casi, la casa dove si trova la stanza, la città o addirittura il paese. Si dovranno anche rappresentare l’ambiente sociale in cui vive, i rapporti che lo legano ad altre persone, il livello sociale di queste medesime persone e il posto che egli occupa nella società e la sua professione. Nello stesso tempo avranno grande importanza le sue aspirazioni, i timori, i propositi, i sogni ad occhi aperti e i suoi ideali. In breve: tutto ciò che esiste per questa persona».
E’ reale ciò che produce effetti.
Ecco quindi che la “Psicologia topologica e vettoriale” andrebbe considerata da chiunque si occupa di educazione in senso ampio e generale (insegnanti, volontari, educatori) come uno degli strumenti di maggior valore operativo.
Lettura consigliata: Kurt Lewin, Principi di psicologia topologica, Firenze, O.S., 1970
*