ARADIA, LA MAGA CHE LEGGE GLI SGUARDI DEI BAMBINI

A cavallo di un raggio di luna, Aradia, un notte, scivolò nel sogno di una bambina di pochi anni. Era un sogno strano, come in fondo sono tutti i sogni. Vi si vedevano tanti giocattoli correre qua e là e soprattutto si poteva ascoltare la voce di un grande pupazzo sorridente, fatto tutto di acqua e di bolle di sapone. Aradia (era una maga capace di sorprendenti magie) si fece così piccola da poter entrare in una bolla di sapone e volar via dal sogno della bambina. La finestra della piccola stanza era accostata e non le fu difficile prendere la via del cielo. Sospinta da una brezza leggera, la bolla di sapone arrivò nel paese dei Desideri e lì le fu possibile leggere lo sguardo della bambina nel cui sonno aveva fatto da poco capolino. Si sorprese (curioso che una Maga possa sorprendersi…) nell’accorgersi che la bambina le assomigliava molto. Anzi: era proprio lei, Aradia da piccola. Ne poté ascoltare i desideri di quando, in riva al mare e tenuta per mano dal Tempo, raccoglieva le conchiglie del proprio futuro. Pensò: ma si è poi avverato tutto ciò che avrei voluto si avverasse? Ero felice? E ora, lo sono?

Nel paese dei Desideri vi era un giardino con una altalena di fiori. Aradia vi si sedette e cominciò a dondolarsi. Piano piano riuscì a darsi una risposta: certo, felice lo sono stata e lo sono. Ma non avrei potuto né potrei esserlo se infelicità, tristezza e malinconia di tanto in tanto non mi avessero e non mi prendessero per mano.

Aradia conosceva il linguaggio degli animali e di tutte le piante del mondo e ne poteva ascoltare i pensieri. Ebbe l’impressione che da lontano le giungesse la voce di un usignolo: Aradia, ricorda che la vita dura il tempo di dire “uno”. Ne capì al volo il senso. Riprese così a lavorare al proprio telaio magico (era intanto uscita dalla bolla di sapone e dal sogno suo e della bambina) così che al primo albeggiare tessuti colorati di gioiosa speranza arredarono la mente di tutti i bambini che in quella notte avevano potuto sognarla. E a lei restò la serenità di essere ciò che la vita l’aveva portata ad essere.

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