Anche stavolta voglio iniziare la mia riflessione con una citazione: “Per insegnare il latino a Giovannino non bisogna conoscere solo il latino ma soprattutto Giovannino”; Silvio ha utilizzato questa frase di Jean Jacques Rousseau durante il primo incontro di corso dedicato ai volontari per aiutarci a capire che se vogliamo trasmettere un contenuto a un bambino non basta essere degli esperti in quel contenuto ma è necessario esserlo anche e soprattutto nella conoscenza di quel bambino.
Dopo circa una settimana ho avuto il piacere di partecipare a un momento di confronto con Eleonora Alvigini e con le educatrici dei tre spazi bimbi del progetto “L’albero dai mille colori” e fin da subito, sentendole parlare in modo così aperto e innovativo del loro concetto di educazione, ho pensato a come in realtà è impostata la scuola nel nostro paese: per ogni compito svolto la scuola assegna dei voti e ha la tendenza a fare ciò considerando gli studenti tutti uguali, nella convinzione che i bambini partano tutti dallo stesso livello. Ma è veramente così? E’ vero quindi che i bambini in prima elementare si trovano tutti allo stesso punto di partenza?
Ripensando ad un articolo analizzato durante una lezione in università, la mia risposta è no: i bambini non partono tutti dallo stesso punto perché il livello socio-economico della propria famiglia e la storia culturale di ciascuno generano inevitabilmente disparità. L’articolo di cui parlo è stato scritto da Goudeau e Croizet nel 2017 e si intitola Hidden advantages and disadvantages of social class: how classroom settings reproduce social inequality by staging unfair comparison, ovvero come la struttura delle classi scolastiche riproduce le disuguaglianze sociali attraverso confronti ingiusti; i due autori sostengono che in realtà i contesti educativi non sono campi neutrali ma, poiché a scuola si assegnano voti alti a chi ad esempio è bravo in matematica oppure in italiano, i bambini che prima di iniziare la scuola elementare hanno ascoltato fiabe o racconti letti dai genitori e hanno potuto visitare musei didattici saranno sicuramente più avvantaggiati di coloro che non hanno potuto vivere le stesse esperienze, spesso a causa di una condizione familiare economica sfavorevole che non permette di acquistare libri o biglietti per i musei. La diretta conseguenza di tutto ciò è che i bambini che provengono da una famiglia di classe media o benestante sono a proprio agio con le lettere e con i numeri già prima dei 6 anni e questo dà loro un vantaggio iniziale in classe dal momento che la scuola considera gli alunni tutti uguali e tutti allo stesso punto di partenza, ostacolando però in questo modo gli studenti che provengono da un contesto più disagiato e chiedendo loro uno sforzo maggiore per poter raggiungere gli stessi risultati dei compagni.
La scuola si propone quindi di essere imparziale considerando tutti gli studenti uguali ma, a mio parere, dovrebbe invece essere di parte, ovvero stare dalla parte di ogni studente, promuovendo non uguaglianza ma equità: uguaglianza significa dare a tutti indistintamente le stesse cose e le stesse conoscenze, equità significa dare a tutti le opportunità e le risorse di cui ciascuno necessita per poter raggiungere gli obiettivi finali nel migliore dei modi in base alla propria condizione.
A questo punto la domanda sorge spontanea…cosa c’entra quindi lo Spazio Bimbi? Io direi che lo Spazio Bimbi ha un ruolo fondamentale, perché in tutti quei casi in cui l’ambiente familiare non riesce a fornire al bambino gli strumenti per affrontare serenamente la prima elementare interviene la scuola dell’infanzia e laddove, per diverse ragioni, introdursi all’asilo diventa difficile, lo Spazio Bimbi offre una valida opportunità di alfabetizzazione, di conoscenza delle norme, di educazione alla cittadinanza e di rapporto sociale con i coetanei ma anche con le figure adulte. Perché quando si parla di insegnamento non si tratta solo di lettere e numeri ma anche di regole e relazioni e lo Spazio Bimbi dona a ciascun bambino uno strumento di cui altrimenti non potrebbe usufruire perché inesistente nel loro ambiente familiare. Se leggessimo le linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento (luglio 2011) potremmo facilmente accorgerci che il MIUR riconosce alla scuola dell’infanzia un ruolo fondamentale nella prevenzione delle difficoltà scolastiche attraverso il potenziamento dei prerequisiti degli apprendimenti scolastici perché, come si legge a pagina 9, “la scuola dell’infanzia svolge un ruolo di assoluta importanza sia a livello preventivo sia nella promozione e nell’avvio di un corretto e armonioso sviluppo”.
E quindi cosa vogliamo? Una scuola che mette gli studenti su un podio o una scuola che coltiva i talenti di ciascuno lasciando crescere i frutti finché sono maturi? Non credo sia un caso che il progetto dello Spazio Bimbi si chiami Albero dei mille colori perché penso che ogni educatore, professionista o volontario che passi di lì voglia impegnarsi fino in fondo ad aiutare ogni bambino a crescere rispettando i suoi tempi e i suoi talenti, che si tratti di una mela verde e succosa oppure di una fragola rossa e dolce. E questo perché tutti possiamo credere in una scuola “libera e pensante, che abbia un grande sogno: coltivare cuore e mente; l’arte della vita come unica insegnante, la matematica del cielo e la sapienza delle piante”, altro spunto che Silvio ci ha fornito durante il corso grazie all’ascolto della canzone Credo in una scuola di Luca Bassanese. E quindi cosa vogliamo? Riflettiamo, gente! Riflettiamo!…
Alla prossima!
Alice Aratti
P.S.: se avete voglia di approfondire, lascio una breve bibliografia:
– Goudeau& Croizet (2017). Hidden advantages and disadvantages of social class: How classroom settings reproduce social inequality by staging unfair comparison. Psychological Science, 28, 162-170;
– Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento, annesse al D.M. 12 luglio 2011 (legge 8 ottobre 2010, n. 170), consultabile sul sito internet del MIUR;
– “Credo in una scuola”, Luca Bassanese; link su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=1it-5LMUjCw .