Il filosofo tedesco Ludwig Andreas Feuerbach (1804-1872) diceva: “L’uomo è ciò che mangia”.
In effetti, quando introduciamo cibo, dapprima lo digeriamo (scomponiamo) e poi lo assimiliamo, rendendolo simile o parte di noi stessi.
L’atto di mangiare è quindi sacro, momento in cui si ricambiano “i pezzi”. Per questo sarebbe necessaria massima attenzione e riguardo verso la purezza di ciò che ingeriamo.
Le abitudini alimentari dall’inizio del secolo scorso hanno subito forti variazioni, influendo non solo nel modo di vivere la tavola ma anche nello stile di vita e relativo impatto sulla salute.
In passato si seguivano diete semplici e povere, basate su ciò che la famiglia riusciva a procurarsi. Con lo sviluppo di città e poli industriali è sorta la necessità di inserire cibi capaci di conferire velocemente energia (calorie) nell’organismo. Se da una parte miglioravano le condizioni di salute, con un mercato che sopperiva sempre più l’aumento della domanda, dall’altra la maggior offerta favoriva abitudini alimentari sbilanciate, da cui per molti è ancora oggi difficile allontanarsi.
A tal proposito, i tre fattori che negli ultimi sessant’anni hanno influito maggiormente sono la raffinazione dei cereali, l’aumento di consumo di carni e l’aumento di cibi pronti. Questi ultimi troppo ricchi di zucchero, sale e grassi di cattiva qualità per i quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità da tempo invita le industrie a ridurne l’utilizzo.
Abbiamo sacrificato la qualità del cibo per via dei ritmi frenetici.
La speranza di vita è aumentata grazie ai progressi della medicina e la fine di guerra e fame, tuttavia il maggior consumo di cibi di bassa qualità ha favorito il sorgere di patologie legate alla cosiddetta sindrome metabolica.
Oggetto di studi e indagini approfondite, il professor Franco Berrino (Oncologo, Ex Direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano) ne spiega cause ed effetti, indicandola come il principale problema della salute pubblica. Ne soffre circa il 30% della popolazione adulta italiana.
Si manifesta con l’alterazione di almeno tre dei seguenti fattori: colesterolo, trigliceridemia, pressione arteriosa, iperglicemia, aumento oltre lo standard della circonferenza vita. E’ associata a diverse patologie e aumenta il rischio di ammalarsi di Alzheimer, psoriasi, osteoartrite, calcolosi colecistica, iperplasia prostatica, steatosi non alcolica, diabete, infarto, ictus e diversi tipi di tumore.
Per prevenirla o regredirla suggerisce di apportare cambiamenti nelle abitudini di vita e alimentari. In particolare invita a inserire un po’ di esercizio fisico quotidiano (rimanere snelli aiuta a essere longevi) e seguire la dieta mediterranea, mangiando quotidianamente: cereali non raffinati, legumi, verdura, frutta, noci, nocciole, mandorle, un po’ di pesce (se piccolo meglio), ogni tanto un prodotto animale. Limitare i cibi ad alta densità calorica, bevande zuccherate, consumo di carni rosse e conservate, alcol, sale e cibi conservati sotto sale. Evitare cereali e legumi conservati in ambienti umidi, salumi. Consiglia inoltre alle mamme di allattare e a tutti di non fumare.
La raccomandazione quindi è quella di mangiare cibo semplice non trasformato industrialmente, seguendo uno stile di vita che premi il benessere e non vada a discapito della salute.
E’ come se il corpo ci suggerisse che più ci avviciniamo ai cibi naturali, più siamo in sintonia con il tutto, in stretto legame con i ritmi dell’universo, per questo stiamo meglio. La sfida di oggi quindi è fare il massimo per rispettare l’ambiente, poiché nel ciclo siamo direttamente coinvolti tutti noi. La natura ci nutre: più la rispettiamo e non contaminiamo, più rispettiamo la nostra salute.
Come afferma il cardiologo Jeremiah Stamler “La tavola è uno dei piaceri fondamentali dell’uomo civilizzato moderno; La specie umana è fatta per godersi questi piaceri, ma noi vogliamo farlo in un modo più salutare”.
Marina Trionfi