SIMBOLOGIA DELLO SPECCHIO E IMMAGINI RUBATE (segue da Scapinelli e Baldovino)

Se l’uomo non avesse inventato lo specchio, Baldovino e Scapinelli avrebbero dovuto necessariamente essere interpreti di un altro racconto e attori di un diverso film. Viceversa – e per (s)fortuna – da molti secoli lo specchio è entrato a far parte dei più significativi manufatti del genere umano. Oggetto importante anche per le sue potenti valenze simboliche.
Vediamo .
Dal latino speculum (specchio) ha origine il termine speculazione: in origine, speculare significava osservare il cielo e i relativi movimenti delle stelle, con l’aiuto – appunto – di uno specchio. E sidus (stella) ha ugualmente dato origine al termine considerazione, che etimologicamente significa guardare l’insieme delle stelle .
Specchio quindi che – in quanto superficie riflettente – diviene simbolo e metafora del processo conoscitivo umano.

Il film “Lo studente di Praga” si ispira con evidenza all’0pera di Ernst Theodor Wilhelm Hoffmann (che trasformò poi Wilhelm in Amadeus, in onore dell’amatissimo Mozart) . E in particolare a “La storia del riflesso perduto”, terzo capitolo de “Le avventure della notte di San Silvestro” (Pezzi di fantasia alla maniera di Caltot).
Vi si narra la storia di Erasmo Spikher, rispettabile marito e padre di famiglia tedesco che, durante un soggiorno a Firenze, cade nelle trame amorose della diabolica Giulietta. Dopo l’uccisione di un rivale, deve fuggire ma lascia alla donna amata la sua immagine riflessa. Erasmo e Giulietta sono davanti alla specchiera: si vedono teneramente abbracciati. La donna tende le braccia verso lo specchio e Erasmo vede la propria immagine uscire dalla specchiera, scivolare tra le braccia di Giulietta e dissolversi in una strana nuvoletta di nebbia.
Sulla via del ritorno, Erasmo viene deriso dalle persone che, per caso, notano l’assenza della sua immagine nello specchio. Tornato a casa, viene respinto dalla moglie e deriso dal figlio. Disperato, viene avvicinato dal misterioso accompagnatore di Giulietta, il dottor Dappertutto, che gli promette la restituzione dell’amore e del riflesso se acconsentirà a sacrificare i propri famigliari.
L’uomo è ormai quasi deciso a concludere il patto infernale consegnando se stesso e i suoi a forze sconosciute. Messo però sull’avviso dall’apparizione improvvisa della moglie, riesce a evitare di consegnarsi agli spiriti infernali. Dietro consiglio della stessa moglie, comincia a girare il mondo in cerca della propria immagine e incontra Peter Schlemihl, uomo senza ombra…
…Uomo senz’ombra che richiama la Storia meravigliosa di Adalbert Chamisso (1781 – 1838)

La storia meravigliosa di Peter Schlemihl venne pubblicata nel 1814 e vi si narra di un povero diavolo in cerca di lavoro. Cede al demonio la propria ombra e ne riceve in cambio la “borsa della fortuna” dalla quale può attingere danaro. Diventato ricchissimo, si accorge che gli uomini danno grande importanza all’ombra e che tutti lo sfuggono essendone lui ormai privo. Deve rinunciare anche all’amata Mina, che preferisce sposare un servitore imbroglione piuttosto che un uomo senz’ombra. Peter getta allora via la borsa magica e comincia un viaggio di espiazione.

Le scarpe gli si rovinano ed è costretto a comprare un nuovo paio di stivali: con stupore si accorge di aver acquistato gli stivali delle sette leghe. Con questi egli viaggia il mondo, scopre che Bendel (il suo fido servitore) e Mina con i suoi soldi hanno costruito un ospizio per i poveri in suo nome, e ritrova la serenità.

Spunti esegetici (2)

Soffermiamoci un momento sul tema dello specchio e sul suo essere simbolo dei processi conoscitivi umani. L’Organizzazione e il mondo del Volontariato – allora – come cielo che deve essere esplorato, con l’aiuto e il supporto dello speculum, così come ci insegna l’etimologia del termine “specchio”.
Ma spesso, le “stelle aziendali e associative” (dirigenti, quadri, impiegati, operai, consulenti, volontari, bambini e adolescenti) vivono come un forte disturbo ogni tentativo di spiegarne rivoluzioni e movimenti. In questo metaforico “cielo”, le correnti d’aria portano con sé il fogliame di una preoccupazione di fondo: quella che, con-siderando struttura, composizione e movimento del microcosmo organizzativo, vengano alla luce incompetenze soggettive e, appunto, strutturali. Meglio non indagare a fondo le ragioni di badge mancati e piani strategici falliti…
L’immagine poi di Erasmo che esce dalla specchiera, è ancora una volta simbolo di una parte di noi che se ne va, impedendoci di essere in seguito riconosciuti per ciò che complessivamente siamo. E ciò ci rende inquieti e di malumore. Come di malumore ci rende una qualsiasi valutazione del nostro operare lavorativo e associativo (tecnicamente, la valutazione della prestazione e del nostro potenziale) che si ritenga limitativa e circoscritta a un’azione che venga letta in termini riduttivi. Non corrispondente, in sintesi, all’impegno che abbiamo profuso.
D’altro lato, questo accade quando cediamo al Demonio la nostra Ombra, spinti da vanità, presunzione e superbia. Nella speranza di trovare nella “borsa della fortuna” ciò che viceversa non troveremo mai.
CONTINUA…

 

 

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