Il ruolo giocato dalla Fortuna nella ricerca scientifica, è fondamentale.
Il padre della medicina clinica moderna (si chiamava William Osler) diceva ai suoi studenti:
“Osservate, memorizzate, collocate al posto giusto, comunicate. Usate i vostri cinque sensi. Imparate a vedere, imparate a udire, imparate a toccare, imparate a odorare e sappiate che solo con la pratica potrete diventare esperti. La medicina si impara al letto del malato e non in un’aula. Non lasciate che le vostre concezioni delle malattie vengano da parole udite in classe o lette su un libro. Guardate, e poi ragionate e mettete a confronto e controllate. Ma per prima cosa guardate”.
Osservazione e comunicazione sono strumenti molto importanti per cercare di capire, di spiegare e di “curare” (nel senso di “prendersi cura e a cuore…”). Quindi, strumenti di massima utilità anche per il Volontario.
Ricordiamoci che un qualunque fenomeno o un qualunque fatto, prima di essere spiegato, deve essere descritto (è un’idea formulata a suo tempo da un allievo cui devo molto: Sigmund Freud, nel 1921).
Il termine Fortuna deriva dal latino fortuna, derivato di fors fortis, «caso, sorte». Per Dante, «General ministra e duce» dei beni mondani. Nome di un’antica divinità romana, personificazione della forza che guida e avvicenda i destini degli uomini, ai quali distribuisce ciecamente felicità, benessere, ricchezza oppure infelicità e sventura.
Nei Carmina Burana:
O Fortuna, velut Luna statu variabilis, semper crescis aut decrescis
O Sorte, come la Luna mutevole, sempre cresci o decresci
