Sembra che le considerazioni che Gide avanza a proposito di come Chopin dialogava con le note del pianoforte, càlzino a pennello in riferimento a come insegnanti e docenti in genere dovrebbero (metaforicamente, si intende) suonare i tasti bianchi e neri del pianoforte esistenziale di ciascun allievo. La classe dovrebbe essere uno spazio e un tempo dove il pensiero diviene musica e armonia.
Scrive infatti André Gide (André Gide, Note su Chopin, Milano, Nuova Accademia Editrice, 1963)
«Si racconta che Chopin, al pianoforte, aveva sempre l’aria di improvvisare; sembrava, cioè, cercare e inventare senza tregua, svelare poco a poco il suo pensiero. Questa specie di affascinante esitazione, di sorpresa, di rapimento, non è possibile se il pezzo ci viene presentato non più in progressiva formazione ma come un tutto già compiuto, preciso, obiettivo».
Chi ha orecchie per intendere, intenda…
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Bisognerebbe che gli insegnanti interpretassero il loro mestiere con passione e come missione, non come un mezzo per “portare i soldi a casa”
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